Nasce a Bologna la Rete cittadina per l’Umanizzazione, che unisce soggetti del mondo delle arti e della sanità per valorizzare le esperienze in corso, sperimentare e costruire una cornice metodologica condivisa per portare i linguaggi artistici dentro ai luoghi di cura.
Opere d’arte sulle pareti degli ospedali, poesie e letture in sala di attesa, musicisti in reparto: Bologna ha una ampia e virtuosa tradizione di esperienze che utilizzano i linguaggi artistici per quella che viene abitualmente chiamata “umanizzazione”, quell’insieme di attenzioni agli spazi e alle relazioni che nelle strutture sanitarie contribuiscono a rimettere al centro l’utente, i suoi familiari, la sua storia complessiva e non solo quella medica, le sue necessità di benessere e di confort, di bellezza e di arte.
A partire da questa ricchezza cittadina è partito UmanizzARTE, un progetto di ricerca azione, promosso dal Centro Antartide di Bologna in partnership con l’Azienda USL di Bologna, il Comune e l'Università di Bologna e con un contributo della Fondazione CarisBo, finalizzato ad attivare una innovazione sistemica dei servizi sanitari territoriali proprio in ottica di umanizzazione, contrasto alle fragilità e welfare culturale e migliorare la qualità percepita dei servizi in particolare in relazione alla dimensione dell’umanizzazione, utilizzando le arti e i linguaggi comunicativi in senso lato.
Nell’incontro di avvio i partner promotori hanno istituito una Cabina di Regia cittadina per l’Umanizzazione, coinvolgendo le tante realtà da tempo attive nel portare arte, svago e sollievo negli spazi sanitari o disponibili a mettersi in gioco in questo senso: Legg’io e Malippo per le letture, Archivio Zeta e Artesalute per il teatro, Biblios, Cinevasioni, Collegium Musicum e la Scuola Popolare di Musica Ivan Illich per la musica, Atelier Sospeso, Circolo Ravone, Tempo e Diaframma e Terzo Tropico per la fotografia, Paciu Maison, Bimbo tu, Infermieristica Teatrale e non solo, a rappresentare una Bologna estremamente attenta ed effervescente in questo senso.
La condivisione di esperienze esistenti infatti è il primo step del progetto e il reciproco racconto ha contribuito ad avviare un confronto sulle diverse dimensioni dell’arte in corsia, da quella decorativa a quella esperienziale, da quella di svago a quella di vera e propria cura e terapia. Sottolineando anche il tema dei benefici sulle comunità di operatori sanitari in questo momento che liv ede in situazione di particolare stress e sofferenza.
Attraverso le fasi di analisi e le azioni pilota, l’obiettivo del progetto è di arrivare a condividere una metodologia per attivare e sviluppare le azioni di umanizzazione attraverso i linguaggi artistici nei luoghi di cura cittadini, uscendo da una dinamica spesso spontanea o legata alle sensibilità individuali, e creando, attraverso un documento finale di orientamento per le iniziative di umanizzazione e alcuni seminari formativi, una cornice metodologica condivisa che possa migliorare l’efficacia, la diffusione e la connessione delle esperienze in questo campo.