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Chi ha costruito i sambaqui del Brasile? Una storia genomica delle società costiere del Sud America orientale

A partire dai dati relativi all’intero genoma di 34 individui vissuti 10.000 anni fa, provenienti da quattro regioni diverse del Brasile, un gruppo internazionale di studiosi ha mostrato che, al contrario di quanto ci si poteva aspettare, i costruttori dei grandi tumuli di conchiglie, i sambaqui, presenti sulla costa atlantica non rappresentavano una popolazione omogenea a livello genetico


Uno dei sambaqui che punteggiano la costa atlantica del Brasile (Foto: Ximena Suarez Villagran)

 

Lungo un tratto che si estende per più di tremila chilometri sulla costa atlantica del Brasile, si possono trovare un gran numero di sambaqui: tumuli di conchiglie, risalenti a un periodo compreso tra 8.000 e 1.000 anni fa, lunghi diverse centinaia di metri e in alcuni casi alti anche più di 30 metri. Chi li ha costruiti?

Per trovare risposte a questa domanda, un gruppo internazionale di ricerca ha realizzato la più ampia raccolta di dati genomici del Brasile. Lo studio, pubblicato su Nature Ecology and Evolution, mostra che i costruttori di sambaqui delle coste meridionali e sudorientali del Brasile non rappresentavano una popolazione omogenea a livello genetico.

"Come sempre accade per studi di questo tipo, la datazione diretta dei reperti è di fondamentale importanza per collocarli nel corretto contesto spazio-temporale, e dare un quadro preciso degli eventi cronologici", spiega la professoressa Sahra Talamo, direttrice del Laboratorio di Radiocarbonio (BRAVHO Lab) dell’Università di Bologna (Dipartimento di Chimica "Giacomo Ciamician"), tra gli autori dello studio.

Secondo i dati archeologici, i costruttori dei sambaqui mostravano chiare affinità culturali. Al contrario di quanto ci si poteva aspettare, però, dai dati raccolti emergono significative diversità genetiche. Queste differenze sono legate a traiettorie demografiche non omogenee, probabilmente dovute a contatti regionali con vari gruppi dell’entroterra.

"Queste testimonianze culturali, conosciute come ‘sambaquis’, sono state realizzate durante un periodo di 7,000 anni. In primis, sono formate da conchiglie e da altri scarti giornalieri che si fossilizzano con il passare del tempo. I sambaqui venivano utilizzati dalle antiche popolazioni locali come abitazioni, cimiteri e confini territoriali e sono fra i più affascinanti fenomeni archeologici del Sud America pre-coloniale", spiega Tiago Ferraz, primo autore dello studio.

"Per meglio chiarire la storia demografica delle società indigene nella costa orientale del Sud America, abbiamo prodotto dati relativi all’intero genoma di 34 individui, di 10.000 anni fa, provenienti da quattro regioni diverse del Brasile. Ciò include i dati del genoma di 'Luzio', uno scheletro trovato in un sambaqui fluviale chiamato Capelinha. È considerato la più antica testimonianza della presenza umana nel Sudest del Brasile", spiega il professor André Strauss del Museo di Archeologia e Etnologia dell’Università di San Paolo, tra gli autori dello studio.

I risultati dell'analisi mostrano come i cacciatori-raccoglitori dell’Olocene Inferiore siano non solo geneticamente distinti gli uni dagli altri, ma anche rispetto a popolazioni successive presenti nelle zone orientali del Sud America: questo suggerisce che non esistessero relazioni dirette con le successive popolazioni costiere. Le analisi hanno anche mostrato che coeve popolazioni che costruivano sambaqui, da un lato nella costa sudorientale e dall’altro in quella meridionale del Brasile, erano diverse a livello genetico.

Un’altra delle autrici principali, la professoressa Tábita Hünemeier dell’Università di San Paolo (Brasile), spiega: "I sambaqui sono sempre stati costruiti in maniera analoga per un lungo periodo di tempo in una zona piuttosto vasta. Le comunità ad essi associate avevano in comune diversi tratti culturali. Le loro origini, la loro storia demografica, e i loro contatti con i cacciatori-raccoglitori dell’entroterra dell’Olocene Inferiore, insieme alla loro rapida scomparsa, hanno sollevato diverse domande che abbiamo approfondito in questo studio".

Dalle analisi realizzate è emerso che l'intensificarsi dei contatti fra le popolazioni dell’entroterra e quelle costiere attorno a 2.200 anni fa venne accompagnato da un netto calo nella costruzione dei tumuli di conchiglie, nonché da cambiamenti ambientali significativi. I ricercatori credono che tutte questi elementi possano aver infine determinato la scomparsa dell’architettura dei tumuli di conchiglie.

"Riassumendo, i nostri risultati mostrano che le comunità che edificavano sambaqui sulle coste meridionali e sudorientali non rappresentavano popolazioni geneticamente omogenee. Entrambe le regioni riflettevano diverse traiettorie demografiche, probabilmente legate alla ridotta mobilità dei gruppi costieri. Questo elemento entra, però, in conflitto con le affinità culturali attestate nel record archeologico. Dobbiamo procedere con ulteriori studi regionali e su micro-scala per saperne di più sulla storia genomica del Sud America", conclude il professor Cosimo Posth del Centro Senckenberg dedicato a studi sull’Evoluzione Umana e Paleoambientali presso l’Università di Tübingen.