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Un osservatorio europeo sul furto d’identità digitale

Nasce grazie al progetto Horizon Europe EITHOS – European Identity THeft Observatory System a cui partecipa anche l’Alma Mater con un gruppo di ricerca del Dipartimento di Sociologia e Diritto dell’Economia che si sta occupando di indagare l'impatto di questo crimine a livello sociale


Un nuovo osservatorio sul furto d'identità digitale: lo sta sviluppando EITHOS – European Identity THeft Observatory System, progetto di ricerca Horizon Europe che vede tra i partner l’Università di Bologna. L’iniziativa consentirà ai cittadini europei, alle forze dell'ordine e ai responsabili politici di contribuire attivamente alla prevenzione, all'individuazione e all'investigazione dei reati legati al furto d'identità online.

All’interno del consorzio del progetto, formato da partner italiani, greci, spagnoli, belgi e svedesi, appartenenti al mondo ingegneristico, informatico, legale e delle forze dell’ordine, il Dipartimento di Sociologia e Diritto dell’Economia dell'Alma Mater si sta occupando di indagare l'impatto sociale del furto d'identità.

"Si sa molto poco del profilo, delle esigenze e delle esperienze delle persone le cui informazioni sull'identità sono state compromesse o utilizzate in modo improprio", spiega il professor Antonio Maturo, che coordina il gruppo di lavoro dell'Alma Mater. "Le vittime di furto d’identità digitale spesso non denunciano il reato, ritenendo che il danno subito non sia abbastanza significativo. Ma l'esperienza negativa nasconde importanti resistenze psico-sociali come lo stigma".

Secondo gli ultimi dati, l’Europa è l’area geografica più colpita da questo crimine con il 31% dei furti d'identità che avvengono a livello mondiale. E in Italia, secondo l’azienda bolognese CRIF, specializzata sul tema, nel 2023 è cresciuto di oltre il 40% il numero di utenti che hanno ricevuto un avviso di attacco informatico contro i propri dati personali.

"L'ombra dello stigma appesantisce questa esperienza e sembra essere legata alla posizione sociale della vittima", dice ancora Maturo. "Stando ai primi risultati che abbiamo ottenuto, infatti, questo fenomeno non sembra colpire solo ed esclusivamente popolazioni considerate socio-economicamente e socio-culturalmente vulnerabili, ma anche soggetti altamente alfabetizzati digitalmente e che, quindi, hanno maggiori opportunità di navigare in rete e di essere vittime di tranelli sempre più sofisticati".

Proprio il fatto di essere molto istruiti e di ricoprire una posizione sociale importante nella società crea un’aura di tabù in termini di denuncia e di richiesta di supporto non solo pratica ma anche emotiva. In questo senso, il processo di vittimizzazione è spesso un punto debole nel lavoro di "victim recovery" delle autorità e delle realtà di auto-mutuo-aiuto presenti sul territorio.

La condizione peggiore che la vittima può affrontare, non così raramente, è infatti quella di trovarsi di fronte a un rovesciamento del proprio status, cioè di essere stigmatizzata per le proprie azioni, di essere messa alla gogna, sociale o mediatica, per aver trovato il coraggio di denunciare o per essersi fidata di uno sconosciuto, per aver sopravvalutato le proprie competenze digitali. Insomma di dover affrontare una forma di vittimizzazione secondaria.

"Con un approccio alla cura che pone i bisogni ed esperienze - personali e sociali - dell'individuo alla base del sostegno e dell'assistenza, vogliamo fornire all’osservatorio un solido quadro di riferimento per alimentare e stimolare l'individuazione di strategie di contenimento integrative ma soprattutto preventive rispetto a quelle già in atto", aggiunge Maturo. "Queste strategie devono sostenere l'empowerment delle vittime, degli operatori e delle autorità, inteso come corretta consapevolezza, percezione e comprensione dei rischi e delle vulnerabilità dell'essere online non solo a livello tecnico ma anche psicosociale".

Il team del Dipartimento di Sociologia e Diritto dell'Economia impegnato nel progetto metterà inoltre a punto una serie di interventi e linee guida basate su metodi creativi e co-creativi per rendere più chiare le esigenze delle vittime, ma anche semplificare il dialogo informativo, educativo e supportivo con autorità e istituzioni.

EITHOS - European Identity THeft Observatory System è un progetto Horizon Europe coordinato dal Centre for Research and Technology Hellas (Grecia), a cui collaborano partner di quattro paesi europei: Italia (Università di Bologna, Engineering - Ingegneria Informatica Spa); Belgio (Public Safety Communication Europe Forum Aisbl; Vrije Universiteit Brussel); Spagna (Miniterio del Interior, Herta Security Sl, Fundacion Centro de Tecnologias de Inteaccion Visual y Comunicaciones Vicomtech, Universidad Politecnica de Madrid); Grecia (Hellenic Police, Kentro Meleton Asfaleias); Svezia (Policymyndighten Swedish Police Authority).

Per l'Università di Bologna sono coinvolti Antonio Francesco Maturo, Veronica Moretti e Annalisa Plava, tutti del Dipartimento di Sociologia e Diritto dell’Economia.