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In Ateneo una mostra sul ruolo delle foreste nella difesa del territorio emiliano-romagnolo

Un viaggio alla scoperta del lavoro intrapreso per rimboschire l’Appennino, dagli anni ’30 agli anni ’70, raccontato dall’esposizione fotografica realizzata dai Carabinieri Forestali e ospitata dal Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari - DISTAL dell’Università di Bologna

"Gli uomini che piantavano alberi" è il titolo della mostra realizzata dai Carabinieri Forestali e che sarà inaugurata martedì 5 marzo, alle 12.15, presso l’Aula Magna del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro Alimentari - DISTAL dell’Alma Mater (Viale Fanin, 46 - Bologna).

Protagonista dell’esposizione fotografica, ospitata dal Dipartimento fino al 22 marzo, sarà l’operato delle comunità e delle amministrazioni forestali che dagli anni ’30 agli anni ’70 hanno agito in vista di un comune obiettivo: ampliare e tutelare il patrimonio forestale del nostro Paese, in particolare dell’Emilia-Romagna. Un’occasione per riflettere sul ruolo delle foreste nella difesa del territorio montano, anche alla luce dei recenti eventi eccezionali che si sono verificati in Romagna.

La presentazione della mostra condurrà i partecipanti in un percorso storico e antropologico, introdotto dal Rettore Giovanni Molari e dalla Direttrice del DISTAL Rosalba Lanciotti, in cui a fare da guida saranno gli interventi del colonnello Aldo Terzi, Comandante del Gruppo Carabinieri Forestale di Bologna e Ferrara e curatore dell’esposizione insieme a Pierangelo Bellettini, e dei prof. Federico Magnani del DISTAL e Gilmo Vianello dell’Accademia Nazionale di Agricoltura.

La mostra è stata pensata nel 2022, in occasione dell’anniversario del bicentenario della fondazione del Corpo forestale dello Stato, e allestita inizialmente nella Biblioteca di Arte e di Storia di San Giorgio in Poggiale. L’Università di Bologna e il DISTAL ci sono sembrati un luogo importante in cui portarla, sia per offrire stimoli a studenti e studentesse che stanno costruendo la loro vita professionale, sia come riconoscimento del ruolo che l’Alma Mater, con il professor Umberto Bagnaresi e altri colleghi, ha avuto in questo campo. E' ben visibile il territorio in cui vivevano i nostri avi 70/100 anni fa, molto diverso da oggi, così come diverse erano le condizioni di vita, le relazioni, il rapporto con il lavoro. La ricostruzione che è stata fatta in quegli anni si rivela davvero un’epopea, un’attività straordinaria: spesso si modificavano montagne e si costruivano strade usando le sole forze umane, con pochi strumenti a supporto” -  racconta il colonnello Terzi. - È così che l’arte si fonde con la storia per divenire consapevolezza: i materiali esposti mostreranno al pubblico quegli interventi che “hanno assicurato un’importante protezione del territorio, aspetto oggi di grande attualità e interesse se si pensa alle crisi idriche e a ciò che è successo lo scorso maggio con le alluvioni. Credo che si tratti di un messaggio positivo dal quale possiamo dedurre che, di fronte ad un clima che cambia, si possano pianificare azioni di protezione”.

Negli ultimi anni, infatti, i maggiori danni causati da forti eventi climatici si sono registrati soprattutto laddove il rimboschimento è avvenuto in modo naturale, a causa dell’abbandono dell’agricoltura, senza che fosse stata pianificata un’attività di valutazione della regimazione delle acque; operazione che dovrà essere sempre più importante nel futuro. Bologna ha avuto un ruolo cruciale sul piano nazionale relativamente agli interventi forestali: nel capoluogo è stata fondata l’associazione Pro montibus et silvis che ha dato vita al primo congresso nazionale forestale nel 1909, sancendo la svolta della politica forestale nazionale.

"Obiettivo di questa mostra - afferma il prof, Magnani - è restituire l'importanza della memoria, soprattutto quando dobbiamo porci il problema di gestire al meglio gli ecosistemi, quelli forestali in particolare, in maniera sostenibile. Quindi, non si tratta di sola curiosità storica, ma di capire il passato per comprendere il presente per riuscire a progettare il futuro. - C'è una vecchia regola tra i forestali: ci si deve porre di fronte al bosco chiedendogli, ‘chi sei, da dove vieni, dove stai andando, in che modo ti posso accompagnare’. Solo così, capendo l’origine di ciò che abbiamo di fronte a noi, possiamo progettare il futuro, seguendo la trattoria che la montagna ci sta indicando, per il bene degli ecosistemi e delle comunità che li abitano. Con il professor Umberto Bagnaresi, che mi ha preceduto, e di cui il colonnello Terzi è stato allievo, si è creata una scuola importante nel nostro Ateneo che ha poi gettato semi nei più diversi ambiti forestali".