È stata pubblicata la nona edizione del Bilancio di genere dell'Università di Bologna, un lavoro portato avanti dal Comitato Unico di Garanzia per le pari opportunità, la valorizzazione del benessere di chi lavora e contro le discriminazioni nel lavoro - CUG di Ateneo. Un documento prezioso che ci permette di cogliere la complessità della comunità Unibo nelle differenze che la contraddistinguono e, soprattutto, nei divari che ancora l’attraversano, orientando politiche mirate e iniziative che contribuiscono a concretizzare uno dei quattro principi cardine del Piano Strategico 2022-2027, e cioè "Favorire in ogni ambito l’equità, la sostenibilità, l’inclusione e il rispetto delle diversità".
È dunque uno strumento essenziale per integrare la prospettiva di genere in tutte le politiche dell'Ateneo, che nasce grazie all’impegno di molte/i: il lavoro fin qui svolto, insieme ai dati raccolti nei Bilanci di Genere degli ultimi anni, ha portato l'Alma Mater a essere tra i primi Atenei italiani a predisporre un Piano di uguaglianza di genere (2017-2020); a implementare le azioni previste dal Piano 2021-2024, e a guidare la redazione, attualmente in corso, del Piano 2025-2027.
"Dobbiamo ancora impegnarci in molte direzioni, aumentare la consapevolezza di studentesse e studenti, personale tecnico-amministrativo e docente, tradurla in attività capaci di superare pregiudizi, disposizioni e atteggiamenti che ancora impediscono una riduzione decisiva delle iniquità e delle diseguaglianze. - afferma il Rettore Giovanni Molari - Per far questo dobbiamo partire dai dati di questo Bilancio. Mi limito a segnalarne solo alcuni. Nella comunità studentesca le studentesse tendono a manifestare, complessivamente, un maggiore investimento nella formazione ma, una volta entrate nel mondo del lavoro, risultano mediamente penalizzate rispetto ai loro colleghi maschi in tutti i settori.
Il divario di genere si riscontra anche nella componente docente del nostro Ateneo, dove si manifesta nettamente il fenomeno della “segregazione verticale” o “soffitto di cristallo. La presenza femminile tende cioè a ridursi al crescere del ruolo, ed è questa una disuguaglianza che si rileva in modo ancora più evidente nel caso delle docenti più giovani”.
Il Bilancio di Genere appena pubblicato (relativo ai dati 2023) rileva, nel complesso, il permanere dell’effetto della cosiddetta leaky pipeline, ossia la “conduttura che perde”, un fenomeno complesso che ci deve spingere a identificare in quali tappe del percorso accademico, e in quali aree scientifico-disciplinari, avviene la progressiva riduzione della componente femminile, oltre a ricordarci l’importanza di continuare a lavorare sugli stereotipi di genere, spesso causa della scarsa presenza femminile nelle lauree STEM.
Per quanto riguarda i dati relativi al personale tecnico-amministrativo, dove prevale il genere femminile (66%), è riscontrabile una realtà stabile in cui è però ancora presente la segregazione verticale, benché meno evidente di quanto riscontrato per i/le docenti.
"Il nostro Ateneo - continua il Rettore - è dunque ancora attraversato da disuguaglianze tra donne e uomini, dovute certo a ulteriori aspetti “esogeni”, quali il lavoro di cura che ricade prevalentemente sulle donne, ma anche ad aspetti che toccano la nostra cultura istituzionale. Dobbiamo dunque continuare a elaborare strumenti e sviluppare conoscenze critiche, a sostenere diritti vecchi e nuovi, e ad ascoltare. E dobbiamo continuare ad assumerci la responsabilità delle ricadute che i nostri principi, se efficacemente tradotti in azioni concrete, possono portare sul territorio, nella vita di coloro che formiamo, nella e per la sostenibilità del nostro futuro comune".
"Sappiamo che il percorso per raggiungere la piena equità è lungo e complesso anche in ambito accademico: c’è ancora molto da fare, rispetto, per esempio, alla segregazione verticale, al soffitto di cristallo. - spiega Cristina Demaria, Delegata per l'equità, l'inclusione e la diversità - Dall’ultimo Bilancio di genere emerge però anche un dato confortante, un aumento della consapevolezza su questi temi e sull’importanza delle politiche di inclusione, dimostrato dalla costante e rapida crescita delle attività formative legate al tema dell’uguaglianza di genere che passano da 902 per l’A.A. 2021/22 a 1.126 nel 2023/24. O come testimoniano la qualità e numerosità delle iniziative volte a contrastare e sensibilizzare tutta la comunità universitaria sulla violenza di genere. Il bilancio, dunque, ci parla di come siamo oggi, ma ci aiuta anche ad orientarci nelle azioni future".
"Il Bilancio di genere, promosso dal Comitato Unico di Garanzia, racconta la nostra comunità universitaria da una prospettiva importante, quella dell'uguaglianza. - aggiunge Martina Vincieri, presidente del CUG - Per il 2023, l’University Gender Inequality Index dell’Università di Bologna mostra un valore complessivo della disuguaglianza di genere pari al 12,9% della massima disparità possibile, in calo rispetto al valore del 15,0% registrato nel 2022. Questo documento è stato reso possibile grazie ad un Comitato scientifico ed operativo a cui va un sentito ringraziamento, nella speranza che la lettura del Bilancio sia fonte di riflessione e cambiamento".