Dalle grandi sorgenti carsiche che alimentano gli acquedotti di Roma e Napoli a quelle dell'Irpinia utilizzate dalla Puglia, l’acqua sotterranea è la principale risorsa di acqua potabile in Italia. Per monitorarla e proteggerla, il Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali dell’Università di Bologna ha stretto un accordo di collaborazione con l’Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Meridionale.
Finanziato dal Fondo di Sviluppo e Coesione sotto l'egida del Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica, l’accordo coinvolge le attività di monitoraggio dello stato quantitativo delle acque, la definizione del bilancio idrologico-idrogeologico e idrico e la valutazione del deflusso ecologico, per contribuire all'aggiornamento del Piano di Gestione delle Acque.
"Nonostante la sua rilevanza strategica, l'acqua sotterranea e in particolare le grandi sorgenti sono poco conosciute, pochissimo monitorate e spesso non adeguatamente valorizzate", spiega Alessandro Gargini, idrogeologo, professore al Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali e responsabile scientifico dell'accordo. "Per questo, stiamo lavorando a una rete di monitoraggio delle sorgenti, sia ad uso acquedottistico che naturali, di tutta l'Italia del Sud".
Il progetto - chiamato RMCISS-DAM: Rete di Monitoraggio dei Corpi Idrici Sotterranei e delle Sorgenti del Distretto Appenino Meridionale - nasce per implementare, potenziare e omogenizzare i sistemi di monitoraggio dei corpi idrici dell'Italia Meridionale e per verificare lo stato di attuazione dei piani di monitoraggio regionali. In questo modo sarà possibile integrare e rafforzare i sistemi che permettono di monitorare lo stato degli acquedotti e delle sorgenti sotterranee.
Preservare le risorse idriche sotterranee è infatti fondamentale non solo per la loro abbondanza - si stima che ci siano 100 litri di acqua sotterranea per ogni litro di acqua superficiale - ma anche perché sono molto più resilienti al cambiamento climatico e alla siccità. Non solo: le acque sotterranee sostengono molti ecosistemi e con un monitoraggio efficace è quindi possibile proteggere gli habitat e garantire un adeguato flusso ecologico alle acque superficiali, indispensabile per il mantenimento della biodiversità̀.
Coordinato dal prof. Alessandro Gargini, il gruppo di ricerca dell'Università di Bologna coinvolto nel progetto è composto da quattro geologi, di cui un dottorando (Tommaso Casati) e tre assegnisti di ricerca (Maria Alberti, Saverio Bizzarri, Sara Petruzzellis), e da una naturalista assegnista di ricerca (Claudia Pensa).