Autore: A cura di Guido Beltramini e Marco Gaiani
Editore: Officina Libraria
Andrea Palladio è universalmente noto per le sue architetture, ma in pochi sanno che fu anche il progettista delle “piccole cose” all’interno dei suoi edifici, come camini, lavamani, acquai, vere da pozzo e persino un armadio per la collezione di monete del suo amico Leonardo Mocenigo, per il quale aveva progettato due ville, un palazzo e la cappella di famiglia.
Il progetto "Palladio designer", curato da Guido Beltramini e Marco Gaiani, indaga per la prima volta il Palladio delle micro-architetture e nasce dalla collaborazione fra il Centro Internazionale di Studi di Architettura "Andrea Palladio" di Vicenza e l’Università di Bologna. Il volume "Palladio designer. Camini, lavamani e vere da pozzo", pubblicato da Officina Libraria, ne raccoglie gli esiti, grazie al contributo della Direzione generale Educazione, ricerca e istituti culturali del Ministero della Cultura, con il patrocinio della Regione Emilia-Romagna e il contributo della Regione Veneto.
Il fulcro della collaborazione è la condivisione di saperi altamente specialistici: le conoscenze storico-architettoniche del Centro di ricerca vicentino e le avanzate competenze digitali applicate al patrimonio culturale del dipartimento di Architettura dell’Ateneo bolognese. Il progetto si sviluppa a partire dalla ricerca condotta negli ultimi tre anni da 60 studenti del corso di Fotogrammetria per l’architettura nel corso di laurea in Architettura-ingegneria dell’Università di Bologna, in un laboratorio coordinato dallo stesso Gaiani e da Simone Garagnani.
"Il coinvolgimento diretto delle studentesse e degli studenti è stato uno dei punti di forza del progetto", spiega Edoardo Demo, presidente del CISA "Andrea Palladio". "Ha dato ai ragazzi la possibilità di studiare il passato attraverso la conoscenza delle nuove tecnologie digitali per i beni culturali in una prospettiva nuova e indubbiamente stimolante".
E parlando di nuove tecnologie, alla base di tutto c’è il lavoro dei giovani studenti che hanno acquisito in 3D camini, lavamani e acquai sparsi in tredici edifici – dalla Rotonda a Palazzo Ducale a Venezia – utilizzando uno strumento di uso comune come lo smartphone. Rielaborando una sequenza di fotografie scattate da diverse angolazioni, attraverso un software messo a punto dall’Università di Bologna, è stato possibile ricostruire la tridimensionalità degli oggetti con precisione millimetrica.
"Andrea Palladio è stato sempre una straordinaria palestra per sperimentare nuove tecnologie per la conoscenza e la rappresentazione dell’architettura", dice il professor Gaiani. "Anche in questo caso, soprattutto in virtù della straordinaria collaborazione con il CISA Andrea Palladio, una campagna di rilievo condotta con una nuova tecnologia, le smartphone camera, e come frutto di un’esperienza didattica, ha permesso di creare nuovi modi lavorare, nuove prospettive professionali e nuova conoscenza dell'opera del grande architetto".
Conclusa la campagna di documentazione, è stata la volta del censimento dei camini di Palladio e delle loro varianti tipologiche, curato dal direttore del CISA Andrea Palladio Guido Beltramini e coordinato da Simone Baldissini, responsabile delle digital humanities.
Lo studio ha finalmente svelato il mistero di alcuni profili dalle forme insolite annotati da Andrea Palladio sul margine di alcuni disegni oggi conservati a Londra. Si tratta di ragionamenti sulle sequenze di modanature per cornici di camini “astratti”, un genere che Palladio scopre a Roma, nato dalla mente di Raffaello.
"Raffaello non solo fu un grande pittore, ma anche un eccellente architetto", spiega il direttore Beltramini. "Palladio finge di non conoscerlo, ma in realtà ne rileva gli edifici e, come oggi abbiamo capito, lo prende a modello per la sua rivoluzionaria modalità di camini 'astratti' che cambiano il modo tradizionale di disegnare i camini prima di lui".
Lorenzo Lazzarini, già professore ordinario di Georisorse Minerarie ed Applicazioni Mineralogico-petrografiche per l'Ambiente e i Beni Culturali, e di Petrografia Applicata presso l'Università Iuav di Venezia, ne ha indagato invece la consistenza materiale, raccogliendo in un catalogo sistematico tutti i tipi di pietra impiegati nei camini palladiani. Ne è emerso un Palladio totalmente inedito, capace di rielaborare forme e modelli presenti e passati, di sviluppare un proprio linguaggio architettonico e di declinarlo secondo il gusto dei committenti o le specificità del sito.
Il volume "Palladio designer. Camini, lavamani e vere da pozzo" riunisce il catalogo dei camini censiti e gli esiti più aggiornati della ricerca, tanto da un punto di vista storico-architettonico quando da un punto di vista della tecnologia digitale.