La rassegna delle storie di ricerca raccontate da giovani protagonisti nasce dall'iniziativa PhD Storytelling, che ha visto dottorande e dottorandi confrontarsi con esperti di divulgazione e comunicazione dell'Università di Bologna e professionisti di UGIS (Unione Giornalisti Italiani Scientifici). Autrice di questo articolo è Veronica Pasini, dottoranda di ricerca al Dipartimento di Architettura
Con il termine Made in Italy si intendono, convenzionalmente, i prodotti, le merci, il cui processo di produzione viene svolto principalmente in territorio italiano, anche se la definizione “Made in” è in realtà molto più articolata, quindi non definibile solo in questi termini. Ad ogni modo, attribuire un prodotto al paese di provenienza, ne determina quello che è più comunemente definito "country effect", un effetto cioè che riflette sul prodotto l’identità stessa del Paese di origine, trasmettendone valori positivi quali affidabilità, qualità, bontà. L’etichetta Made in Italy promette quindi qualità e ricorda un senso definito di italianità, rievocando l’emozione suscitata in uno straniero visitando l’Italia, grazie ai bei paesaggi, il buon cibo, la “dolce vita”.
A contribuire alla produzione del “Made in Italy” un ruolo importantissimo lo giocano le Piccole Medie Imprese (PMI) che rappresentano il 41% del fatturato nazionale (analisi di Confindustria del 2021). Riuscire a digitalizzare questo comparto significa contribuire in maniera significativa allo sviluppo economico dell’intero sistema Paese e questo rappresenta il fulcro del mio progetto di ricerca.
Da anni il settore del Made in Italy è alle prese con la "svolta 4.0", la sfida dell’intelligenza artificiale e dei big data e, ora, anche con la sfida imposta dalla transizione ecologica di fronte al cambiamento climatico e agli obiettivi imposti dall’UE in tema ambientale, senza dimenticare i rincari nel costo dell’energia causati dai recenti conflitti internazionali.
Sarebbe così necessario riuscire a creare una vera e propria catena del valore: Made in Italy non solo come concetto, ma anche come approccio culturale e progettuale. E da qui riuscire a trasformarlo in un vero e proprio modello di consumo sostenibile.
Il progetto di ricerca “Transizione, oltre la sostenibilità. Advanced Design come mediatore e attivatore di processi circolari, collaborativi e rigenerativi per la Piccola e Media Impresa” mira a promuovere la creazione di una piattaforma digitale che coinvolga le piccole e medie imprese, produttrici del Made in Italy, in particolare nelle tre filiere di riferimento dei settori arredo, moda e automazione, per le quali le materie prime sono spesso comuni.
L’obiettivo è creare una rete di interazioni e scambi di materiali e di risorse, per ottimizzare i cicli di lavorazione e produzione, ma anche proporre attivamente partnership o soluzioni valide per il reinvestimento dei materiali di scarto e dei sottoprodotti, mettendo gli attori anche in contatto con le amministrazioni pubbliche, e mantenendo, così, sempre alto il livello di aggiornamento di quelli che sono i criteri ambientali necessari per aiutare l’eco progettazione.
Per promuovere ulteriormente il concetto di Made in Italy, la piattaforma propone la condivisione di conoscenze sul riutilizzo dei materiali di scarto, contribuendo così alla creazione di un circolo virtuoso che favorisce innovazione per lo sfruttamento dei nuovi materiali dell'economia circolare, i veri protagonisti di questa era.
La piattaforma non è pensata solo, quindi, come un luogo di scambio, un “marketplace” di risorse che mette in comunicazione domanda e offerta, ma si spingerà verso un obiettivo più ambizioso: realizzare un coordinamento più trasversale tra le varie filiere produttive del Made in Italy, accompagnando le imprese, durante il percorso di trasformazione in realtà più sostenibili.
Questa piattaforma, rafforzando comunicazione, progettazione e formazione e agevolando i rapporti tra le PMI e le amministrazioni pubbliche, produrrà diversi benefici. Ad esempio, saranno incentivate le competenze trasversali dei vari attori in modo da renderli sempre più partecipi negli spostamenti da una filiera all’altra, ottimizzando progressivamente i processi e riducendo i costi in termini di rifiuti e sottoprodotti, allungando, inoltre, la vita degli stessi.
In sintesi la nuova piattaforma vuole agire sui diversi aspetti: da un lato promuovere il ruolo dei fornitori come “prosumer”, consumatori consapevoli e partecipanti attivi nella ricerca di soluzioni innovative, responsabili, inclusive, rendendo più solida la catena del valore del prodotto finale; dall’altro favorire lo scambio tra imprese e amministrazioni, agevolando interventi più mirati ed efficaci in termini di innovazione e facilitare l’inserimento all’interno di questo processo di figure competenti che potranno supportare in maniera mirata i singoli casi, rendendo il processo sempre più efficiente; infine, sostenere il reimpiego dei materiali di scarto in ottica trasversale, tra le varie filiere.
Con il contributo della piattaforma, le aziende potranno essere in grado di seguire tutto il processo e non solo limitarsi al singolo pezzo prodotto, acquisendo anche altri elementi per la valutazione del loro modello produttivo, quali ad esempio l’impatto ambientale, sociale ed economico delle proprie lavorazioni.