Le antiche società del Neolitico avevano già sviluppato un sistema di comunicazione grafica condiviso e standardizzato? È l’ipotesi avanzata da Mattia Cartolano e Silvia Ferrara, studiosi al Dipartimento di Filologia classica e Italianistica dell’Università di Bologna, in un’analisi pubblicata sul Cambridge Archaelogical Journal.
Lo studio mostra che già nelle prime fasi del Neolitico, più di diecimila anni fa, le società diffuse tra l’attuale Turchia e la Siria settentrionale producevano immagini inserite in un sistema di codici visivi con regole associative, ripetute e interconnesse.
"Abbiamo individuato alcune figure con tratti particolari, ad esempio serpenti a forma di X e uccelli stilizzati, che seguono layout e strutture corrispondenti a messaggi specifici e codificati", spiega Silvia Ferrara. "È probabile quindi che la creazione di sequenze codificate di questo tipo abbia avuto un impatto significativo nella vita sociale delle antiche culture già in epoca neolitica".
Durante le prime fasi del Neolitico (9.700–6.600 avanti Cristo), tra gli insediamenti umani nel Vicino Oriente e in Anatolia emergono diverse innovazioni, tra cui la domesticazione e l’allevamento degli animali, le prime coltivazioni e la nascita dei primi grandi villaggi. Tutte novità che hanno avuto un profondo impatto sullo sviluppo delle relazioni sociali e che si riflettono anche nella cultura materiale, con molti elementi che mostrano la presenza di contatti e connessioni tra comunità diverse e distanti tra loro.
Tra questi elementi, la produzione di immagini e oggetti figurativi ha un ruolo centrale. Analizzando diversi reperti emersi da siti archeologici antichi, gli studiosi dell’Alma Mater hanno quindi cercato di identificare la presenza di codici grafici: motivi chiari e di facile comprensione che possono essere combinati e messi in relazione fra loro.
Sequenze di serpenti a forma di X in figure composite (con dettagli evidenziati in rosso), uccelli e altre figure di animali stilizzati
"I reperti che abbiamo analizzato mostrano che diverse comunità neolitiche, vissute nelle regioni tra la Siria e la Turchia, facevano affidamento su codici grafici condivisi per mediare le loro relazioni sempre più numerose e complesse con gli animali, le piante e con altri gruppi umani", conferma Mattia Cartolano. "Confrontando le immagini e le iscrizioni emerse dai siti archeologici, si osserva una fase sperimentale in cui una serie di diversi approcci comunicativi vengono testati e modificati nel corso del tempo".
In una fase di grandi cambiamenti socioeconomici, con la nascita dei primi grandi villaggi agricoli e la domesticazione di animali e piante, è ipotizzabile quindi che le prime comunità neolitiche abbiano iniziato ad usare una serie di immagini codificate come primo strumento di comunicazione.
"Questo sistema non è chiaramente lineare o continuo, ma include fasi sperimentali e tentativi esplorativi con vari approcci comunicativi", precisa Silvia Ferrara. "Lo sviluppo di sistemi grafici condivisi potrebbe però essere stato cruciale per influenzare le dinamiche sociali e culturali durante questa importante fase preistorica".
Lo studio è stato pubblicato sul Cambridge Archaelogical Journal con il titolo “Codes in the Making. A New Appraisal of Neolithic Imagery in Southwest Asia”. Gli autori sono Mattia Cartolano e Silvia Ferrara del Dipartimento di Filologia Classica e Italianistica dell’Università di Bologna.