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La scultura in Piazza Maggiore: cinque lezioni aperte sui protagonisti dell'arte rinascimentale

Jacopo della Quercia, Niccolò dell’Arca, Michelangelo, Alfonso Lombardi, Giambologna: gli scultori al centro delle conferenze organizzate dalla Fondazione Federico Zeri e dalla Biblioteca comunale dell’Archiginnasio

Dal 21 ottobre al 25 novembre, ore 17.30, la Biblioteca comunale dell’Archiginnasio (Piazza Galvani 1) ospiterà cinque conferenze aperte al pubblico dedicate a Jacopo della Quercia, Niccolò dell’Arca, Michelangelo, Alfonso Lombardi, Giambologna e ai loro capolavori. Un secolo e mezzo di storia artistica attraverso le opere in marmo, bronzo e terracotta che popolano Piazza Maggiore, uno degli spazi urbani più iconici d’Italia.

Si tratta di un progetto di divulgazione scientifica promosso dalla Fondazione Federico Zeri, curato da Andrea Bacchi e Marcello Calogero, docenti dell'Università di Bologna. Un ciclo di ‘lezioni’ nato dal desiderio di far conoscere anche al pubblico di non specialisti opere che fanno parte dell’immaginario cittadino, da sempre sotto gli sotto occhi di tutti, raccontate dai massimi studiosi italiani di scultura rinascimentale.

Martedì 21 ottobre, alle 17.30, Jacopo della Quercia sarà raccontato da Laura Cavazzini, docente di storia dell’arte medievale dell'Università di Trento. Esattamente seicento anni fa, nel 1425, Jacopo della Quercia (1374-1438) firmò il contratto di commissione per l’opera più monumentale che gli fosse mai stata richiesta: il portale centrale della basilica di San Petronio lo avrebbe impegnato per oltre un decennio, fino al termine della sua vita. Al confine tra due stagioni artistiche, le figure a rilievo e a tutto tondo della Porta magna hanno corpi allo stesso tempo flessuosi e possenti, che mettono in crisi le etichette di ‘gotico’ e ‘rinascimentale’.

Martedì 28 ottobre, alle 17.30, sarà la volta di Niccolò dell’Arca a cura di Aldo Galli, docente di storia dell’arte medievale dell'Università di Trento. La qualità vertiginosa delle opere in marmo e terracotta realizzate a Bologna da Niccolò dell’Arca (1435 circa-1494) nella seconda metà del Quattrocento è ancora oggi sproporzionata rispetto al poco che sappiamo sulle sue origini. Per spiegare il suo stile, sono stati chiamate in causa culture figurative che vanno dalle sponde dell’Adriatico fino alla Borgogna. Nonostante le sue dimensioni colossali, la Madonna col Bambino in terracotta che decora la facciata del Palazzo Pubblico di Bologna è forse l’opera meno nota e apprezzata di Niccolò.


Martedì 11 novembre, alle 17.30, Michelangelo sarà il protagonista del racconto di Francesco Caglioti, docente di storia dell’arte medievale della Scuola Normale Superiore di Pisa. Il ricordo del legame tra Michelangelo (1475-1564) e Piazza Maggiore passa indissolubilmente attraverso la grande statua bronzea di Giulio II che il sommo maestro preparò per la facciata di San Petronio. Ma quella che avrebbe dovuto restare come una delle opere più spettacolari dell’arte italiana ebbe notoriamente vita brevissima (1508-1511). A compenso delle pallide memorie originarie che ne sopravvivono, la presenza di Michelangelo a Bologna è tuttora meravigliosamente tangibile grazie ai marmi con i quali egli aveva contribuito da giovane al procedere dei lavori secolari per l’arca di San Domenico (1494-1495).

Martedì 18 novembre, alle 17.30, Alfonso Lombardi sarà raccontato da Marcello Calogero, ricercatore di storia dell’arte moderna dell'Università di Bologna. Il ferrarese Alfonso Lombardi (1497 circa-1537) è stato il più importante scultore di Bologna nella prima metà del Cinquecento. Le figure in marmo del portale sinistro di San Petronio e i Santi protettori del Voltone del Podestà ci parlano della sua maestria con il marmo e la terracotta. Grazie al suo talento come ritrattista e cortigiano, Alfonso entrò in contatto con i più importanti committenti dell’Europa del Cinquecento, dal duca di Mantova all’imperatore Carlo V, dal re di Francia a papa Paolo III, avendo così l’occasione di misurarsi direttamente con Tiziano e con Michelangelo. A lungo trascurato, ora allo scultore è stata dedicata una monografia che verrà presentata al pubblico in questa occasione (Alfonso Lombardi e i materiali della scultura, Trento, 2024).

Martedì 25 novembre, alle 17.30, l'ultimo incontro sarà dedicato a Giambologna a cura di Andrea Bacchi, docente di storia dell’arte moderna dell'Università di Bologna e direttore della Fondazione Federico Zeri. È difficile oggi guardare alla Fontana del Nettuno senza lasciarsi influenzare dal suo status di icona bolognese: recuperare uno sguardo neutro è essenziale per apprezzarla come un capovoloro della scultura fiorentina ed europea della seconda metà del Cinquecento. Grazie anche alla collaborazione con il pittore e architetto Tommaso Laureti, lo scultore fiammingo Giambologna (1529-1608) raggiunse una perfetta interazione fra il dinamismo dell’acqua e quello delle forme vorticose e leggere dei suoi bronzi. Nata per celebrare il pontificato di Pio IV, la fontana fu completata tra il 1563 e il 1567, alterando il baricentro e il profilo monumentale di Piazza Maggiore.

La scultura in Piazza Maggiore

dal 21 Ottobre al 25 Novembre 2025

Biblioteca dell'Archiginnasio, Sala dello Stabat Mater (Piazza Galvani, 1 - Bologna)

Ingresso libero fino ad esaurimento dei posti disponibili

Cinque incontri aperti al pubblico per conoscere i protagonisti della scultura del Rinascimento nel cuore dello spazio urbano di Bologna. Un secolo e mezzo di storia artistica attraverso le opere in marmo, bronzo e terracotta che popolano Piazza Maggiore

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