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Heritage Group Award a Giulia Babbi

La ricercatrice dell’Alma Mater premiata dalla Società Italiana di Biochimica e Biologia Molecolare per MultifacetedProtDB, il più vasto database di proteine multifunzionali umane

Giulia Babbi, ricercatrice all’Università di Bologna, è fra i vincitori dell’Heritage Group Award 2024, assegnato da SIB - Società Italiana di Biochimica e Biologia Molecolare ai giovani ricercatori e ricercatrici che si sono distinti per l’innovazione dei loro studi. A permetterle di ottenere il prestigioso riconoscimento è stato MultifacetedProtDB, il più vasto database di proteine multifunzionali umane, sviluppato presso il Biocomputing Group dell’Alma Mater in collaborazione con Elisa Bertolini, Castrense Savojardo, Pier Luigi Martelli e Rita Casadio.

Laureata magistrale in Bioinformatics, Giulia ha conseguito il dottorato di ricerca nel 2019. La sua attività scientifica si svolge nel campo della biochimica computazionale, concentrandosi sulla relazione fra geni e malattia, le connessioni fra fenotipi e processi biologici, l’annotazione di proteine e lo sviluppo di risorse per la comunità scientifica. Ha partecipato al progetto europeo H2020-CIRCLES, sviluppando strumenti bioinformatici per la gestione e l’analisi di Big data biologici e occupandosi del mantenimento e del miglioramento di banche dati di geni e malattie, in particolare le risorse raccolte in Bioinformatic Sweeties. Si dedica attualmente all’identificazione di target per farmaci innovativi attraverso analisi bioinformatiche, nell’ambito dello Spoke 8 "In Silico Medicine & Omics Data" del progetto sostenuto dall'ICSC - Centro Nazionale HPC, Big Data and Quantum Computing.

MultifacetedProtDB rappresenta uno strumento chiave per lo studio delle proteine multifunzionali, ovvero proteine particolarmente versatili e in grado di svolgere più funzioni molecolari in diversi processi biologici, dal metabolismo alla regolazione genica, fino alla comunicazione cellulare. Spesso coinvolte nell'insorgenza e nella progressione di malattie, queste proteine possono diventare potenziali bersagli terapeutici, aprendo così nuove prospettive per la ricerca farmacologica.