
È stata pubblicata la decima edizione del Bilancio di genere dell'Università di Bologna, che rendiconta i dati dell’anno 2024. Un lavoro portato avanti dal Comitato Unico di Garanzia per le pari opportunità, la valorizzazione del benessere di chi lavora e contro le discriminazioni nel lavoro - CUG di Ateneo, con l’obiettivo di accrescere la consapevolezza e l’attenzione verso le pari opportunità di carriera per la componente docente, tecnico-amministrativa e studentesca.
Un documento prezioso che permette di cogliere la complessità della comunità Alma Mater nelle differenze che la contraddistinguono e nei divari che ancora l’attraversano, consentendo all’Ateneo di articolare e progettare politiche mirate e iniziative che contribuiscono a concretizzare uno dei quattro principi cardine del Piano Strategico 2022-2027, cioè “favorire in ogni ambito l’equità, la sostenibilità, l’inclusione e il rispetto delle diversità”.
Il Bilancio di quest’anno continua a testimoniare la ricchezza e l’estensione delle attività che sono state introdotte per impedire iniquità e diseguaglianze. Prime fra tutte quelle volte al contrasto e alla sensibilizzazione nei confronti della violenza di genere, finalizzate a costruire un ambiente accademico sempre più rispettoso e sicuro per chi in Ateneo studia e lavora.
Sul fronte della comunicazione, inoltre, sono state avviate molteplici iniziative per perseguire un cambiamento culturale e il contrasto agli stereotipi di genere.
“Questo Bilancio ci fornisce però, e soprattutto, dati relativi al divario di genere del nostro Ateneo - afferma il Rettore Giovanni Molari - si tratta di dati che ci parlano di un graduale, seppur lento, miglioramento, nonostante sia ancora necessario prodigare il nostro impegno in molte direzioni, tradurlo in attività capaci di superare pregiudizi, disposizioni e atteggiamenti che tutt’ora impediscono una riduzione decisiva delle iniquità e delle diseguaglianze, come dimostrano i numeri che ci parlano della presenza femminile nei percorsi di carriera”.
Il divario di genere si riscontra, ad esempio, nella componente docente con il fenomeno della “segregazione verticale” o “soffitto di cristallo” (la presenza femminile tende a ridursi al crescere del ruolo). Nel 2024 la percentuale di docenti ordinarie è passata al 31%, salendo di tre punti percentuali rispetto al 2020, tuttavia questa disuguaglianza è ancora presente nelle fasce più giovani. Un dato positivo, però, emerge dalla ricerca dove il rapporto tra docenti uomini e donne è più equilibrato.
Il Bilancio di Genere 2025 rileva, nel complesso, il permanere dell’effetto della leaky pipeline (la “conduttura che perde”), fenomeno che deve spingere a intervenire nelle tappe del percorso accademico e in quelle aree scientifico-disciplinari con progressiva riduzione della componente femminile. Rimane invece pressoché invariata la dimensione della “segregazione orizzontale”, soprattutto nella comunità studentesca, che si manifesta con una netta prevalenza maschile nelle discipline STEM (Science, Technology, Engineering, Mathematics) e femminile nei campi degli studi umanistici e arti e dell’istruzione.

Nella comunità studentesca la presenza femminile, quantitativamente predominante, si distingue per una riuscita accademica migliore rispetto alla componente maschile, con maggiore regolarità negli studi e voti più alti (un divario che si sta tuttavia riducendo, ma saranno i risultati dei prossimi anni a confermarlo). Questa eccellenza non si traduce però oggi in un vantaggio nel mondo del lavoro: una volta laureate, le donne trovano impiego con maggiore difficoltà, spesso con contratti a tempo determinato o part-time, e guadagnano in media meno degli uomini.
Per quanto riguarda i dati relativi al personale tecnico-amministrativo, dove le donne rappresentano il 66%, la segregazione verticale è piuttosto contenuta. Invariato è il maggiore impegno femminile nelle attività di cura e assistenza, come dimostrato dal numero di congedi e assenze per malattie dei figli richiesti da donne.
“Il nostro Ateneo - continua il Rettore - è dunque ancora attraversato da disuguaglianze tra donne e uomini, dovute certo a ulteriori aspetti “esogeni”, quali il lavoro di cura che ricade prevalentemente sulle donne, ma anche ad aspetti che toccano la nostra cultura istituzionale. Dobbiamo dunque continuare a elaborare strumenti e sviluppare conoscenze critiche, a sostenere diritti vecchi e nuovi e ad ascoltare. E dobbiamo continuare ad assumerci la responsabilità delle ricadute che i nostri principi, se efficacemente tradotti in azioni concrete, possono portare sul territorio, nella vita di coloro che formiamo, nella e per la sostenibilità del nostro futuro comune”.
"Siamo consapevoli che per raggiungere la piena equità il percorso è lungo e complesso: c’è ancora molto da fare, rispetto, per esempio, al soffitto di cristallo che tuttora limita le carriere accademiche. - commenta Cristina Demaria, Delegata per l'equità, l'inclusione e la diversità - L’ultimo Bilancio di genere ci offre però alcuni dati confortanti che testimoniano un aumento della consapevolezza su questi temi, insieme all’importanza delle politiche di inclusione. Lo testimonia la costante crescita delle attività formative legate al tema dell’uguaglianza di genere, che passano da 902 nell’A.A. 2021/22 a 1.199 nel 2024/25, e la qualità e quantità delle iniziative volte a contrastare la violenza di genere e a sensibilizzare tutta la comunità universitaria. Il bilancio, dunque, ci parla di come siamo oggi, ma ci aiuta anche a orientare le nostre azioni future".
"Il Bilancio di genere, promosso dal Comitato Unico di Garanzia, racconta la nostra comunità universitaria da una prospettiva importante, quella dell'uguaglianza - aggiunge Martina Vincieri, presidente del CUG - Anche quest'anno il documento testimonia il grande impegno dell'Ateneo nel creare momenti di riflessione, di formazione e di sensibilizzazione sul tema del benessere lavorativo, delle pari opportunità e della lotta alle discriminazioni. Diversi sono stati i seminari ed i convegni nel corso di tutto il 2024. Il Bilancio di genere è stato reso possibile grazie ad un Comitato scientifico ed operativo a cui va un sentito ringraziamento, nella speranza che la lettura del documento sia fonte di riflessione e di cambiamento".