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Dopo la rivoluzione: le tendenze del cinema muto sovietico

dal 5 al 12 Dicembre 2006

Aula multifunzionale

Per voltare lo sguardo all’indietro, agli anni Venti. Verso quel cinema sovietico dei primissimi tempi di miseria e passione, quando si olia la croce di malta con il catrame e si proietta nomadi fino in Siberia.

Una rassegna cinematografica dedicata al cinema muto sovietico, a cura di Michele Canosa e Dunja Dogo, anticipa le attività 2007 del Centro La Soffitta. Cinque giorni di proiezione in dicembre per sette film ‘dimenticati’ della cinematografia sovietica; la rassegna proseguirà nel marzo 2007. I film sono tutti presentati in versione originale con traduzione italiana dal vivo, in sala. In apertura, il film Aelita è musicato dal vivo dalla band VRI-IL. "L’Ottobre rosso del 1917 – spiegano i curatori - segna una svolta epocale per la Russia. E’ la fine dell’età moderna e l’inizio di quella contemporanea. E’ il trapasso da un regime zarista ad un altro totalitario. Dove si colloca il cinema nel tumultuoso intermezzo degli anni Venti? la storia di quel cinema sovietico resta fatalmente un mito. Di più, i suoi film restano vestigia di un’utopia. Di oltre duemila film accreditati, oggi soltanto alcune decine ne sono conservate e ancora meno ne sono visibili. Ciò si deve a tanti autodafé. Basti citare l’incendio delle copie evacuate dagli archivi moscoviti durante l’assedio tedesco del 1941-43. Perciò è stato più facile tramandare solo i classici già esportati all’estero, a scapito di altri lavori ‘sommersi’. Ma tutti sono parte di una scuola all’avanguardia delle varie cinematografie nazionali. Anzi alcuni sono anche transnazionali perché prodotti dall’Internazionale socialista. Nessuno è, però, confinato entro dogmi di propaganda. L’innovazione è qui massima. Tant’è che gli epigoni – Ejzenštejn, Ermler e Pudovkin – sono allo studio di nazisti e fascisti durante le rispettive dittature. Recentemente questa stagione resta poco frequentata, al di là del debito neorealista. E’ una grave lacuna. Perciò oggi volgiamo lo sguardo indietro, agli anni Venti. Verso quel cinema sovietico dei primissimi tempi di miseria e passione, quando si olia la croce di malta con il catrame e si proietta nomadi fino in Siberia, là dove mancano il sovet e l’elettricità. A riprova che, sì, il cinema resta l’arma politica più efficace. Nel bene e nel male così si realizza un’antica utopia: l’andata verso il popolo. Nel 1923, dall’albo della "Pravda" Lev’ Trockij impone un veto: il consumo di cinema deve superare quello di Chiesa e vodka. Ci siamo scoperti. Ecco il nostro fine.". Questa rassegna è realizzata dal Centro La Soffitta – Dipartimento di Musica e Spettacolo in collaborazione con Cineteca del Comune di Bologna e Cineteca Lucana.