In Sicilia le fornaci degli antichi romani
Ad Alcamo Marina, in provincia di Trapani, sono stati rinvenuti i resti di due fornaci di epoca romana che fanno pensare alla presenza di un'area artigianale e produttiva: la Facoltà di Conservazione dei Beni Culturali porta avanti le attività archeologiche, anche con l'aiuto degli studenti.
A volte succede, soprattutto in un Paese ricco di testimonianze storiche come il nostro. A volte succede che per puro caso vengano alla luce resti di civiltà scomparse da secoli. E' proprio quello che è accaduto lo scorso anno in terra siciliana, precisamente ad Alcamo Marina (contrada Foggia), provincia di Trapani: durante alcuni lavori di sbancamento in vista di future attività edilizie previste nella zona, sono casualmente venuti alla luce i resti di due fornaci, di epoca romana, anticamente utilizzate per la cottura e la produzione di materiale di uso domestico e da costruzione, come stoviglie, tegole e mattoni.
Fermati immediatamente i lavori, è stata stipulata una Convenzione fra la Facoltà di Conservazione dei Beni Culturali dell'Università di Bologna, l'Assessorato Beni Culturali della Regione Sicilia e la Soprintendenza ai Beni Ambientali e Culturali di Trapani, che ha permesso l'avvio delle indagini archeologiche. A guidare il progetto è il prof. Dario Giorgetti, docente di Storia Romana presso la Facoltà di Conservazione dei Beni Culturali, che ha già effettuato una prima campagna di scavo nell'ottobre 2003, assieme ad alcuni studenti provenienti sia dalla Facoltà di Ravenna che dal corso triennale di Archeologia Navale di Trapani. Questa prima spedizione ha consentito di inquadrare cronologicamente le due fornaci tra il I e la metà del III secolo d. C. Inoltre svariati elementi come l'allineamento dei resti rinvenuti, l'osservazione delle anomalie del terreno circostante e le indicazioni fornite dalle indagini geoelettriche, evidenziano la presenza di altri manufatti simili nella zona circostante. Il loro posizionamento lungo un asse longitudinale nord-sud, poi, fa pensare alla presenza di un vero e proprio complesso artigianale e produttivo, che apparirebbe strettamente funzionale alle attività commerciali del vicino porto di Castellammare del Golfo, collocato in posizione favorevole per le rotte commerciali del Mediterraneo centrale verso la Spagna, la Sardegna e il grande emporio tirrenico di Portus, alla foce del Tevere.
"La Facoltà di Conservazione dei Beni Culturali - spiega Giorgetti - partecipa attivamente nel portare avanti le attività archeologiche ad Alcamo Marina, sia attraverso il contributo attivo di alcuni studenti del terzo e quarto anno che partecipano alle campagne di scavo, sia attraverso l'utilizzo di un'apparecchiatura di rilevamento satellitare Gps e Gis, fornita grazie al contributo del polo didattico scientifico di Ravenna, che permette di effettuare ricostruzioni cartografiche e topografiche particolarmente accurate". Proprio utilizzando questi strumenti è stata compiuta nel mese di maggio una campagna di ricognizione archeologica che, attraverso un intervento di survey tecnico sull'area, ha creato la base operativa e cartografica per la prossima campagna di scavo, che si svolgerà tra il 23 settembre e il 24 ottobre.
Il rinvenimento dei resti delle due fornaci e soprattutto gli svariati elementi che fanno pensare alla presenza nella zona di un ampio complesso produttivo e artigianale, rappresentano una scoperta archeologica di notevole importanza. Infatti, la Sicilia occidentale è stata finora caratterizzata da un vuoto conoscitivo storico e archeologico tra il II secolo a. C. e il II d. C, rispetto ai ritrovamenti, più evidenti e conosciuti, relativi alla colonizzazione greca da un lato e all'epoca tardo antica dall'altro. L'attività di ricerca in questione si presenta, dunque, come una fondamentale scoperta che potrà finalmente colmare questo vuoto archeologico e storico.