fotoraccontoTra le montagne dell'Himalaya, in Nepal, c'è una valle poco conosciuta dove popolazioni di etnia Sherpa e Tamang vivono in piccoli villaggi arrampicati su pendii tra i 3000 e i 5000 metri di quota. Prima del terribile terremoto che si è abbattuto sulla zona quasi un anno fa, gli abitanti della valle del Rolwaling erano circa trecento, ma i danni arrecati dal sisma hanno costretto gran parte della popolazione a spostarsi in altre aree o direttamente a Kathmandu.
"Oggi a vivere lì sono rimaste appena quaranta persone. Abbiamo visitato la valle portando aiuti per la ricostruzione delle case e con l'obiettivo di studiare le caratteristiche di queste popolazioni". A parlare è Marco Sazzini, ricercatore al Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali dell'Università di Bologna che lo scorso autunno ha partecipato alla spedizione scientifico-umanitaria condotta dall'associazione no profit Explora Nuunat International e realizzata in collaborazione con il Laboratorio di Antropologia Molecolare dell'Alma Mater.
Da quel viaggio è nata una mostra fotografica che sarà inaugurata sabato 16 aprile al Dipartimento di Scienze Geologiche Biologiche e Ambientali (al primo piano del Museo di Zoologia, in via Selmi 3, a Bologna), con una conferenza (trasmessa anche in diretta streaming sul sito Extreme Malangur Expedition) dedicata alle popolazioni che vivono in zone estreme del pianeta, dall'Artico all'Himalaya.
La mostra, che resterà aperta fino alla fine del mese di maggio, racconta in una trentina di scatti i paesaggi straordinari del Rolwaling e le vite delle genti che abitano la valle. Popoli con storie particolari che il Laboratorio di Antropologia Molecolare sta cercando di ricostruire. "Durante la spedizione dello scorso autunno - continua Sazzini - abbiamo campionato il DNA delle diverse etnie presenti nella zona. Il nostro obiettivo è duplice: ricostruire la storia dei movimenti di queste popolazioni e capire in che modo si sono adattati all'ambiente in cui ora vivono".
Un compito non semplice i cui primi risultati preliminari - che saranno presentati nel corso della conferenza di sabato 16 - regalano già qualche sorpresa. "Da quello che sapevamo fino ad oggi - spiega ancora Marzo Sazzini - i popoli di etnia Tamang sarebbero arrivati in Nepal spostandosi dal Tibet. I primi risultati del nostro studio, però, sembrano smentire questa ipotesi perché il loro DNA non presenta le caratteristiche delle popolazioni adattate alla vita di alta quota". Una notizia, questa, che potrebbe avere risvolti importanti, visti anche i recenti cambiamenti sociali ed economici del Nepal. "Con l'aumento del turismo e la diffusione sempre maggiore delle spedizioni alpinistiche, molti Tamang hanno abbandonato il loro stile di vita rurale, basato su coltivazione e allevamento di bestiame, per diventare portatori. Ma la mancanza di adattamento all'alta quota può creare gravi pericoli per la loro salute".