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Nuove scoperte per la prevenzione della malattia di Alzheimer

Importanti risultati raggiunti dai ricercatori del laboratorio di Bio-Immunopatologia e Genetica dell'Università di Bologna.
Nuove prospettive per la prevenzione della malattia di Alzheimer: sono quelle aperte dalle ricerche compiute nel Laboratorio di Bio-Immunopatologia e Genetica dell'Università di Bologna, guidato dal prof. Federico Licastro, docente di Immunologia presso il Dipartimento di Patologia Sperimentale alla Facoltà di Medicina. I ricercatori del Laboratorio hanno individuato i marcatori genetici che connotano la popolazione a rischio di demenza senile di tipo Alzheimer e anche quelli collegati alla maggiore o minore rapidità nello sviluppo della malattia nel tempo.
Il che significa che, sottoponendo la popolazione della fascia di età di "pre - insorgenza" (per la maggior parte la malattia colpisce gli over 60), ad un semplice test genetico, è possibile sapere in anticipo chi appartiene a un gruppo a rischio di malattia. Cio è utile perché si può disporre del tempo sufficiente a impostare una terapia ed una dieta appropriata, mirate alla prevenzione della malattia o a ritardarne anche di molti anni la manifestazione. Il che significa godere di un maggior numero di anni di vita sana e indipendente.
Inoltre la combinazione di alcuni di questi fattori genetici può aiutare a predire la velocità di progressione della malattia una volta che si è manifestata.  Ciò può essere di aiuto ai medici per impostare terapie più mirate sul profilo individuale del paziente.  Inoltre è possibile ipotizzare di disegnare nuove terapie che, se attuate in tempi molto precoci, risultano efficaci nel rallentare la malattia.
Come è noto, la malattia di Alzheimer è la forma più frequente di demenza senile.
Spiega il prof. Licastro: " In Italia si calcola vi siano almeno 800.000 malati. Questa forma di demenza è inesorabilmente progressiva e non abbiamo ancora farmaci efficaci per guarirla. Il cervello di questi pazienti è distrutto dalla presenza di depositi extracellulari amiloidi e intracellulari di matasse neurofibrillari che uccidono i neuroni. Vi è sempre una infiammazione cerebrale concomitante che oggi si pensa intimamente coinvolta nella progressione della malattia. Noi abbiamo individuato fattori di rischio genetici su molecole che regolano l'infiammazione.  Nei geni delle molecole che regolano l' infiammazione, ad esempio la interleuchina 1 (IL-1) o l'alfa-1-antichimotripsina, sono presenti delle regioni polimorfiche, così definite perché sono diverse negli individui di una data popolazione.  Alcuni polimorfismi sono situati in zone strategiche del gene e ne influenzano la trascrizione o la lettura.  Studiando questo tipo di polimorfismi abbiamo i individuato alcuni fattori genetici di rischio per la demenza senile di tipo Alzheimer.Utilizzando questi marcatori è quindi possibile predire prima dello sviluppo della malattia se ciascuno di noi appartiene o no ad un gruppo a rischio per la malattia"
Sulla base delle acquisizioni fatte durante queste ricerche Il gruppo guidato dal prof. Licastro ha chiesto l'attivazione di uno "Spin off" accademico dal titolo < Infiammazione, patogenesi e progressione clinica della demenza di tipo Alzheiemr (IPPDA)> a cui parteciperanno oltre l'Università, l'Associazione per la ricerca  e l'assistenza per la demenza (ARAD) e il CLUB Insieme-Antoniano.  Lo Spin off inoltre stipulerà alcuni contratti di ricerca con importanti aziende farmaceutiche internazionali.
Ufficio stampa: Patrizia Romagnoli