23 Ottobre 2003
Scienza e fede nel cinema
Editore:
Presenza Universitaria
Prezzo:
16,00 €
La scienza, nella prospettiva di conoscere tutte le leggi che governano il mondo, si è posta e continua a porsi delle domande grandi e difficili. Cos’è il mondo? Fino a che punto è conoscibile? Chi è l’uomo?
La scienza, nella prospettiva di conoscere tutte le leggi che governano il mondo, si è posta e continua a porsi delle domande grandi e difficili. Cos’è il mondo? Fino a che punto è conoscibile? Chi è l’uomo? Nel processo di creazione culturale, frutto dell’uomo che dialoga con il mondo, alcune visioni di quest’ultimo hanno prevalso su altre. In questa ricerca religione e scienza, nel tempo, hanno più volte intrecciato i loro percorsi. Alcuni scienziati, Bruno e Galileo, finito sul rogo il primo, rientrato in un quadro di fede il secondo, Pascal e Freud, mistico il primo, materialista il secondo, sono testimoni illustri di questo intreccio. Dall’analisi dei loro quattro ritratti che emergono da altrettanti film d’autore, anche se poco conosciuti, prende spunto il libro Scienza e fede nel cinema. L’autore è Gianni Zanarini, docente di Fisica e Acustica musicale all’Università di Bologna. Al Giordano Bruno di Giuliano Montaldo (1972) fa da contrappeso La vita di Galileo di Joseph Losey (1975) e la sceneggiatura di Bertold Brecht. Per un Blaise Pascal di Roberto Rossellini (1971) c’è un Freud, passioni segrete di John Huston (1962) con sceneggiatura di Jean Paul Sartre.
Bruno e Galilei, Freud e Pascal: 4 testimonianze dell'incontro/scontro
scienza e religione. Come è ai nostri giorni questo rapporto?
Una domanda come questa esigerebbe una risposta assai ampia e articolata. Mi limiterò a dire che, oggi come ieri, nel duemila come nel seicento o nell’ottocento, la scienza è di fronte a grandi questioni, alle quali è tentata di rispondere andando al di là dei propri limiti conoscitivi: che cos’è il mondo? qual è il segreto della sua struttura, del suo funzionamento, della sua evoluzione? chi è l’uomo in questo mondo?
Soprattutto a partire dalla rivoluzione scientifica del seicento, della quale Galileo è uno dei protagonisti, l’immagine del mondo che la scienza ha proposto è quella di una realtà materiale che segue leggi immutabili e conoscibili dalla mente dell’uomo, in cui anche la vita e la mente non sono che emergenze di una complessa quanto casuale interazione di particelle materiali. L’uomo – per usare un’immagine di Jacques Monod, uno dei padri della biologia molecolare – non è che uno zingaro in un universo che non si cura di lui.
Certo, è possibile a chi crede tentare una conciliazione parziale di questa immagine con quella di un Dio che si è limitato a mettere sapientemente in moto questo processo, ovvero con quella di un Dio che agisce – per così dire – negli interstizi della relazione tra legge e caso.
In questo libro la rappresentazione avviene attraverso il cinema, 4 film d'autore, che rappresentazione ne viene fuori?
La scelta dei film (finalizzata, vorrei ricordarlo, ad una riflessione con gli studenti nell’ambito della Chiesa Universitaria di San Sigismondo) ha avuto il senso di una sottolineatura particolare di alcuni momenti importanti del difficile rapporto tra scienza e fede.
Nel pensiero di Giordano Bruno incontriamo l’immagine di un universo infinito che non lascia spazio a un Dio che non coincida con l’universo stesso. Nel caso di Galileo, invece, ci si propone l’orgoglio intellettuale di una sconoscenza del mondo che sotto certi aspetti (è il caso, in particolare, della conoscenza matematica) è pari a quella di Dio stesso. Ben diversa è la posizione di Pascal, per il quale la ricerca scientifica pone continuamente l’uomo di fronte al mistero insondabile dell’infinito (dell’infinitamente grande come dell’infinitamente piccolo). Nel pensiero di Freud, infine il materialismo post-darwiniano della scienza intende ricondurre anche la mente, il pensiero, lo spirito umano a emergenze biologiche.
Lei è un insegnante di Fisica. Perché il cinema?
La riflessione epistemologica che si può sviluppare sul potere e sulle pretese conoscitive della scienza diventa più immediata, più viva nell’incontro con i personaggi che il cinema ci propone. Questo perché per Bruno come per Galileo, per Pascal come per Freud, l’immagine del mondo e dell’uomo che – ai loro occhi – emerge dalla scienza non è una astratta constatazione intellettuale, ma una convinzione che influenza in profondità la loro stessa vita.