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Parole che non avevo mai udite

Parole che non avevo mai udite

Editore: Panozzo Editore

Prezzo: 12 €

L’epistolario, compilato dalla professoressa di Lingua e Letteratura Russa, Haisa Pessina Longo, per raccogliere le lettere d’amore scritte da Marina Cvetaeva a Konstantin Rodzevic.
Di Marina Cvetaeava, artista russa vissuta tra il 1892 e il 1941, molti conoscono le poesie e la prosa, ma, come precisa la professoressa di Lingua e Letteratura Russa Haisa Pessina Longo, autrice di le “Parole che non avevo mai udite”, “nulla caratterizza di più la personalità umana di Marina quanto la sua passione per la corrispondenza”.

Professoressa Pessina Longo, nell’epistolario c’è dunque una Marina Cvetaeva sconosciuta ai lettori?
Anche se è difficile considerare “scoperte” le lettere che io ho raccolto in le “Parole che non avevo mai udito”, credo esse svelino un lato più intimo dell’autrice, raffigurando il suo quotidiano e le considerazioni che da questo universo privato hanno poi condotto alle opere in versi e di narrativa che i lettori apprezzano.

L’epistolario della Cvetaeva è molto ampio: cosa l’ha invitata a scegliere le trentuno lettere che compongono il suo libro?
Sono quelle che accompagnano il tormentato rapporto d’amore con Konstantin Radzevich nella Praga del 1923. Le ho scelte, perché le ritengo la base da cui poi si sono elevate le massime realizzazioni creative dell’autrice russa. Opere sublimi come “Il burrone” o il “Poema della fine” che riflettono la fine di un amore impossibile.

Un amore che Lei riporta alla luce dopo sessanta anni di oblio: cosa l’ha spinta a indagare così lontano nel passato?
Il mio libro è l’ultimo gesto in ordine cronologico che testimonia la mia predilezione per la lettura della Cvetaeva. Il testo rappresenta il tentativo di trasmettere al lettore ciò che a suo tempo ha insegnato a me la mia meravigliosa maestra, Anna Saakjanc, l’autrice dei nuovi volumi di antologia che raccolgono tutti i saggi, le monografie e le recensioni delle opere della Cvetaeva. Spero insomma di far percepire al mio lettore quell’amore/dolore che in me evoca sempre la lettura di una delle maggiori voci femminile della letteratura russa del Novecento.