Centro per lo studio dell'arteriosclerosi "G. Descovich".
Un convegno, intitolato alla memoria di Giancarlo Descovich, docente dell’Università di Bologna scomparso dieci anni fa, riassumerà i risultati del progetto Brisighella, uno dei principali studi internazionali sulla prevenzione delle malattie cardiovascolari.
Dieci anni fa si spegneva Giancarlo Descovich, medico docente dell’Università di Bologna e fondatore del Centro per lo studio dell’arteriosclerosi e delle malattie dismetaboliche. Per commemorare la sua pluri decennale attività di ricerca medica, venerdì 30 gennaio a partire dalle ore 15.30 e sabato 21 a partire dalle 9, l’aula absidale di Santa Lucia ospiterà un convegno dal titolo “L’Epidemiologia e la prevenzione delle malattie cardiovascolari. Giancarlo Descovich: l’opera e la scuola”. All’evento, a cui il Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, ha conferito la medaglia d’onore, parteciperanno tutti i medici che sono cresciuti seguendo le orme umane e professionali di Descovich. Il prof. Antonio Gaddi, suo allievo, che presiederà il dibattito. La dottoressa Zina Sangiorgi, che nell’occasione riceverà dal Rettore Calzolari il sigillum d’argento dell’Alma Mater per i suoi meriti scientifici. E poi tutti gli altri protagonisti del “progetto Brisighella”, ovvero lo studio preventivo delle malattie cardiovascolari realizzato nella cittadina romagnola che dà il nome all’iniziativa.
Un’indagine quest’ultima che rappresenta, nella sua unicità internazionale, la principale eredità scientifica di Descovich. A tutti coloro che vi hanno partecipato e vi partecipano, sarà consegnata la medaglia di riconoscimento “cuore di Brisighella”. Poi, nel corso dell’incontro, organizzato dal prof. Sergio D’Addato, saranno approfondite le conquiste mediche maturate in ben trentadue anni di ricerche condotte sugli abitanti della cittadina in provincia di Faenza. Trentadue anni nei quali su un campione di circa 3000 persone è stata misurata, mediante gli strumenti della statistica matematica, l’incidenza di tutti i fattori di rischio, fisici (parametri lipidici, battito cardiaco, pressione arteriosa) e comportamentali (stili di vita, abitudini alimentari, attività lavorative) sull’insorgenza delle malattie cardiovascolari.
La conclusione più originale che sarà presentata riguarda gli effetti positivi dell’attività fisica svolta sul posto di lavoro. Disponendo di un alto numero di impiegati nel settore agricolo, i medici del “progetto Brisighella” hanno infatti potuto stimare attorno al 15% la diminuzione del rischio di infarto in chi passa la sua vita a coltivare i prodotti della terra. “Questo perché – precisa il prof. D’Addato – l’attività fisica lavorativa determina un sensibile innalzamento dell’Hdl, il cosiddetto colesterolo buono”.
I risultati del “progetto Brisighella” sembrano promettere interessanti ricadute applicative. “Quando abbiamo suggerito alla gente di Brisighella come intervenire per ridurre i fattori di rischio palesati dal nostro monitoraggio – afferma infatti il prof. Gaddi – i risultati non hanno tardato ad arrivare: in soli due anni, dall’86 all’88, i casi di mortalità per malattie cardiovascolari hanno fatto segnare un trend decisamente decrescente”.
A margine del congresso sarà inoltre presentato MPS, un congegno realizzato dal Dipartimento di Elettronica Informatica e Sistemistica dell’Università di Ferrara, che permette di realizzare elettrocardiogrammi di una precisione finora sconosciuta. “Con MPS – conclude D’Addato – possiamo individuare fino al 7% di persone a rischio in più rispetto a quanto eravamo in grado di fare con le strumentazioni tradizionali. Ciò significa che possiamo intervenire sulle malattie cardiovascolari prevenendole quando sono ancora a uno stadio embrionale”.