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Dipartimento di Storia

I ragazzi del Dams sperimentano le inchieste sul campo, indagando sulla soggettività e sull’esperienza di popolazioni a disagio. È la proposta del gruppo di ricerca del prof. Valerio Romitelli, docente di Metodologia delle Scienze Sociali, un approccio etnografico che combina il valore scientifico a quello umano.
Dipartimento di Storia "Si parla di tanti problemi oggigiorno, senza prendere in considerazione o conoscere chi i problemi li vive in prima persona". Questo è il punto di partenza della scommessa del professor Valerio Romitelli dell’Università di Bologna: uscire dalla statistica e dai trend che ne derivano, evitare indagini che suggeriscano verdetti, prendere le distanze da ogni "pensiero unico" per andare incontro alla realtà di chi la realtà la vive. È per questo che da anni gli studenti del corso sono al lavoro sul campo, conducendo inchieste qualitative sulla soggettività e l’esperienza di vita di persone in contesti disagiati.

L’idea di fondo è prima di tutto quella di conoscere ciò che altrimenti non si conoscerebbe, opportunità che da una parte permette a studenti del DAMS di fare esperienze di ricerca etnografica e sociologica altrimenti estranee al loro curriculum di studi, e dall’altra permette di dar voce a chi spesso non è ascoltato.
Il metodo di ricerca utilizzato nelle indagini predilige l’intervista e quindi il dialogo. Gli studenti si rivolgono agli intervistati rinunciando ad ogni metalinguaggio (ovvero ad ogni lingua da specialisti) che li possa connotare come entità inquisitorie, restando il più possibile legati al tessuto su cui si indaga. Il fulcro di queste ricerche è infatti l’adesione al "luogo", ossia lo svolgere l’intervista e l’indagine esclusivamente all’interno del contesto in cui l’intervistato vive o lavora. Ciò permette una presa di coscienza da parte del ricercatore della realtà che analizza ed una maggiore sincerità nelle risposte dell’intervistato che si trova a parlare di sé all’interno della sua realtà.
A differenza delle comuni ricerche sociali, non ci sono vere e proprie ipotesi operative a monte delle indagini. Nulla si vuole studiare o dimostrare a priori: "Una buona ricerca sociale scopre i problemi - sostiene il prof. Romitelli - non è importante verificare un’ipotesi, ma conoscere qualcosa di nuovo".

Negli ultimi anni le inchieste hanno coinvolto lavoratori stranieri appoggiati alla CGIL, immigrati che lavorano nelle Acciaierie del gruppo Marcegaglia, adolescenti iscritti a corsi del Nuovo Obbligo Formativo e volontari della Cooperativa sociale CADIAI, tutti contesti problematici che spesso trovano spazio tra le pagine dei giornali ma che vengono trattati con distacco e per lo più "dal di fuori". Una superficialità dettata dalle generalizzazioni che gravitano attorno a problemi tanto inflazionati quanto lontani dall’esperienza e dagli occhi di molti. L’alternativa è dunque questa di proporre le scienze sociali come portatrici di valori umani prima ancora che scientifici.