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Officina Asia

Le opere di 55 artisti dell’Estremo Oriente per cogliere i segreti di quella terra lontana e per comprendere le linee di sviluppo della sperimentazione artistica nel mondo.
Uno scorcio della muraglia cinese Da sabato 5 giugno, fino al 5 settembre 2004, la Galleria d’Arte Moderna di Bologna, il Palazzo del Ridotto e l’ex-Pescheria di Cesena, e il Palazzo d’arengo di Rimini, ospitano la mostra “Officina Asia”. Curata dal prof. Renato Barilli, la rassegna è la logica continuazione delle tre precedenti Officine: Officina Italia, 1997, Officina Europa, 1999, Officina America, 2002. Come negli anni scorsi infatti sono esposte le opere di circa sessanta artisti,  per lo più al di sotto dei quarant’anni, scelti tra coloro che si possono considerare già emergenti nei rispettivi Paesi, ma sconosciuti al nostro pubblico. L’obiettivo, di nuovo come nelle passate edizioni, è quello di coniugare un’attenta ricognizione nell’area geografica indicata allo studio della sperimentazione artistica mondiale.

L’area geografica di riferimento di questa edizione è l’Asia. Realtà sconfinata, di cui si è deciso di privilegiare la produzione dell’Estremo Oriente (Giappone-Cina-Corea del Sud), Paesi con più solide tradizioni nel campo dell’arte contemporanea, lasciando a future scadenze il compito di rivolgersi al Vicino e Medio Oriente.

La mostra è resa possibile dal punto di vista organizzativo dalla partnership assicurata dagli Enti locali dell’Emilia Romagna, in un’estensione territoriale che collega Bologna a Rimini. La leadership spetta all’Assessorato alla cultura dell’Ente Regione, anche per quanto riguarda la partecipazione economica, subito supportato dalle Amministrazioni comunali e provinciali di Bologna, Cesena, Rimini. Contributi  vengono pure dall’Università di Bologna e dai Paesi degli artisti invitati, Japan Foundation e Repubblica sudcoreana.

Complessivamente, sono invitati 55 artisti – 23 giapponesi, 20 cinesi, 12 sudcoreani, che sono distribuiti, come è nella tradizione delle “Officine”, non certo in base alle diverse nazionalità, bensì alla rispondenza dell’arte di ciascuno con le caratteristiche delle sedi. La GAM di Bologna offre molto spazio, ospitando soprattutto le manifestazioni legate agli interventi di wall painting, le nuove proposte decorative e le installazioni legate al video. La sede di Cesena accoglie soprattutto i dipinti, mentre il magnifico Salone del piano nobile dell’Arengo, a Rimini, mantiene il carattere di open space accogliendo alcune maxi-installazioni.

L’elenco dei 55 artisti invitati, presente in allegato, è stato articolato con la volontà di fare il punto sullo stato attuale della ricerca. Due le categorie a cui hanno quindi fatto ricorso i curatori: “Registrare la pelle del mondo”, oppure “Cambiare la pelle del mondo” (“Recording the Skin of the World’, “Changing the Skin of the World”). La nozione del registrare è legata al primato dei mezzi cosiddetti extra-artistici, quali  la foto e il video, che hanno dominato il quadro mondiale dal ’68. Mentre la nozione del cambiare pelle è un concetto più recente nato dall’esigenza di arricchire il nostro contesto di vita, ovvero la “pelle” del nostro ambiente, recuperando i valori del colore, dell’emozione, della fantasia.

E’ previsto un catalogo bilingue, edito da Mazzotta, nella cui copertina figurerà il motivo simbolico della “rete”, quella ridotta e locale che lega tra loro le città emiliano-romagnole organizzatrici, a riscontro di quella ben più ampia che oggi connette tra loro tutte le località del mondo. Ogni artista avrà due pagine a colori, e ci saranno saggi dei curatori, nonché i consueti cv.