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Dipartimento di Scienze Neurologiche

Spesso si parla solo di insonnia, ma l'universo della medicina del sonno è molto più vasto e dalla sua nascita, negli anni '50, è stato più volte alla base di rivoluzioni nel mondo della ricerca clinica e neurologica. Le descrive Elio Lugaresi, pioniere del settore appena premiato a Bruxelles per le sue ricerche in questo campo.
Una persona mentre dorme Ne soffre in maniera cronica il 15% della popolazione. Ne risente occasionalmente il 30. E' più diffusa tra le donne e tende ad aggravarsi con l'età. Si tratta dell'insonnia, un disturbo di cui, tra richiami allo stress della vita moderna e accenni alle scappatoie della meditazione new age, si parla molto. Forse troppo, al punto da non far dormire sonni tranquilli a chi se ne occupa a livello professionale. "Dal punto di vista clinico - dice infatti Elio Lugaresi, Presidente onorario della Associazione Italiana di Medicina del Sonno - l'insonnia è un concetto soggettivo (lo è chi si definisce tale) e dal punto di vista organico è solo un sintomo".

E' più in profondità che si gioca la vera sfida della medicina: dal 1950, da  quando a Chicago fu compiuto il primo monitoraggio del cervello dall'addormentamento al risveglio, il sonno è infatti diventato terreno fertile per la ricerca clinica e neurologica. Elio Lugaresi è stato uno dei primi a percepire le potenzialità di questo nuovo ambito e, unendo le informazioni fornite dagli elettroencefalogrammi a quelle delle riprese audio video, ha rivoluzionato la medicina del sonno, guadagnandosi lo scorso 8 giugno l'Interbriew-Baillet Latour Helath Prize 2004, un premio di 150.000 euro per il vincitore e di 50.000 euro per l'ente di appartenenza, che arriva a ricompensare chi, nel suo campo di azione, ha dato contributi significativi al benessere dell'uomo.

Molte le patologie a cui Lugaresi, assieme ai suoi diversi collaboratori, ha dato un nome, un'identità, una causa e a volte una cura. Una forma di epilessia notturna, ora facilmente trattabile e una volta trascurata perché confusa con il sonnambulismo. I sussulti del tronco, la cui origine è stata ricondotta ai pochi attimi del dormiveglia. La sindrome della gambe senza riposo, di cui si è risaliti all'origine metabolica e genetica.

Ma soprattutto l'insonnia fatale familiare e i disturbi della respirazione, il cui studio ha condotto a vere e proprie rivoluzioni prospettiche. "Ci sono persone - dice Lugaresi - che attorno ai cinquant'anni perdono la capacità di dormire. Venivano considerati vittime di ipersonnie, perché rimanevano a letto per lunghi periodi, mentre noi dimostrammo che arrivavano a quello stato per una sopraggiunta incapacità di dormire, legata a disfunzioni del talamo. Fu una conquista: la geografia degli organi cerebrali coinvolti nei meccanismi del sonno fu ridisegnata e in breve arrivammo a comprendere anche che l'insonnia fatale familiare era una delle quattro malattie umane causate dai prioni". Un'idea originale, come quella di studiare il russamento: "Sembrava un fenomeno banale e mi criticarono perché spendevo fondi per studiarlo, ma dimostrammo invece che era un fattore di rischio per il cuore ed il circolo e che poteva degenerare in patologie come l'apnea ostruttiva, che può associarsi ad una sonnolenza diurna così intensa da compromettere l'integrità fisica e mentale".

Traguardi del passato, più o meno recente. E il futuro, qual è la nuova frontiera? "La biologia molecolare - conclude Lugaresi - una disciplina che, affiancandosi allo studio anatomofunzionale del cervello, apre nuove frontiere nella ricerca dell'origine delle malattie".