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La spesa molto bio dei dipendenti Alma Mater

C'è chi si lamenta per i prezzi troppo alti, ma tra i docenti e dipendenti dell'Università di Bologna più della metà dei consumatori acquista prodotti biologici. I numeri e le linee di tendenza emerse da un'indagine condotta dal dipartimento di statistica nell'ambito di Firb.
Paesaggio collinare con carrello della spesa in primo piano Docenti e amministrativi dell'Università di Bologna amano riempire il carrello con prodotti biologici. Lo rivela un'indagine statistica condotta su 200 dipendenti dell'Alma Mater all'interno di Firb - Sicurezza e Aspetti tecnico-economici e giuridici delle produzioni biologiche -, il progetto di ricerca, coordinato dal prof. Roberto Fanfani, che coinvolge molti dipartimenti dell'Ateneo: statistica, farmacologia, scienze e tecnologie agroambientali, scienze giuridiche, veterinaria, scienze degli alimenti, biochimica, biologia evoluzionistica e sperimentale, e scienze farmaceutiche.

Molte competenze per analizzare tutti gli aspetti della filiera produttiva biologica: dal produttore al consumatore, che è stato appunto il soggetto studiato da Alessandra Molinari e Carlotta Valli, rispettivamente dottoranda e assegnista di ricerca al dipartimento di statistica. Delle 200 interviste raccolte per ora è stata fatta solo un'analisi preventiva, ma alcuni trend particolarmente forti sono già emersi: "Siamo volutamente andati a colpire una fascia di mercato a reddito e cultura medio-alta, presumibilmente attenta alle tematiche dell'ambiente e della sicurezza - spiega Valli - e abbiamo così scoperto che il 49.5% degli accademici acquista prodotti bio, contro una media generale che si attesta al 4%". I prezzi, considerati troppo alti dal 52.8% degli intervistati, non impediscono quindi di apprezzare prodotti, ritenuti, da chi li compra, più sicuri (78.8%), più sani (71.7%) e di qualità superiore (49.5%), specie se si tratta di frutta, verdura e latticini. "Tutti alimenti freschi - commenta Valli - segno che la freschezza è inserita tra i principali indici di qualità".

Per una tipologia di consumatore dotata di buona conoscenza della materia, ma comunque assetata di maggiore informazione, emerge che il maggior grado di fiducia è attribuito agli enti di certificazione. "Molti - riflette Valli - vorrebbero più informazioni dal produttore, ritenuto il primo responsabile della filiera produttiva, ma poi, quando si chiede che cosa dà fiducia, si scopre che l'elemento più importante è il marchio di certificazione". I dipendenti dell'Alma Mater, insomma, vogliono sempre più controlli per un prodotto sempre più naturale: "senza coloranti, senza conservanti e senza ogm", precisa la ricercatrice.

E gli altri consumatori? Occorrerà attendere l'analisi di altri 300 questionari somministrati all'uscita della Coop. Il progetto Firb infatti va avanti con tutte le sue unità di ricerca: statistica, economica, farmacologica e alimentare.