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Uno stage all'estero per cominciare la carriera

Con il programma Leonardo partono ogni anno più di cento neolaureati. Ma il programma è aperto anche agli studenti. "E' il completamento del processo di internazionalizzazione dell'Università", sostiene il Prorettore Grandi.
Studenti Se la ricerca del lavoro, dopo la laurea, può diventare una esperienza frustrante, piena di fatiche e, perché no, di qualche disillusione, c'è un modo per trasformare questo momento in una esperienza di vita costruttiva. Sono gli stage condotti in aziende estere, grazie al programma Leonardo della comunità europea, che dal 1991 coinvolgono i neolaureati in primo luogo, ma anche gli studenti dell'Università di Bologna. "Un esperienza del genere potrebbe sembrare scontata nel percorso formativo di un ragazzo o nel suo avvio al mondo del lavoro - spiega Miretta Giacometti, delegato Leonardo per l'Alma Mater - ed invece l'Ateneo bolognese è tra i pochi in Italia che gestiscono questo programma".

Anche quest'anno partiranno in 125; tanti sono infatti i contributi a disposizione, ovvero un assegno di 3525 euro per tutta la durata dello stage che è di cinque mesi. Il bando è ancora aperto  e prevede la possibilità di lavorare in dieci diversi paesi del Vecchio Continente. "Leonardo non è tanto un tirocinio all'estero per neo laureati - spiega Roberto Grandi, prorettore alle Relazioni Internazionale dell'università di Bologna - quanto piuttosto uno scambio di saperi dall'università all'impresa e viceversa. Per il nostro Ateneo, così, è il compimento del suo processo di internazionalizzazione".
Una prima sorpresa analizzando i dati di questa esperienza è quella che vede i laureati della Facoltà di lettere e Filosofia più portati a questo tipo di esperienza. Tra i paesi che vanno per la maggiore, invece, ci sono quelli per così dire tradizionali come il Regno Unito, la Francia, la Spagna e la Germania, tutti paesi in cui è peraltro forte la tradizione di accogliere nelle aziende giovani stagisti. Sono infine le ragazze a beneficiare maggiormente di questa opportunità: negli ultimi dieci anni le femmine sono stati il 74% del numero totale di coloro che sono partiti.

L'ufficio dell'università di Bologna, inoltre, lavora anche come intermediario tra gli studenti stranieri che vogliono venire in Italia e le imprese locali, in particolare quelle emiliane. "A dire il vero - continua Giacometti - da noi le imprese sono un po' più restie ad offrire questa opportunità a neolaureati stranieri. Anche se, mi piace sottolinearlo, si tratta di una opportunità interessante di avere al lavoro a costo zero risorse umane con una preparazione elevata, di madre lingua per paesi in cui spesso le imprese stesse svolgono parte dei loro affari". È il caso, per esempio, di molti ragazzi rumeni che chiedono specificatamente di venire a svolgere i loro stage in aziende emiliano-romagnole, rimanendo anche per periodi che si aggirano intorno ai dieci-dodici mesi.