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Manifestazione in rettorato nel giorno dello sciopero delle università

Un corteo di protesta contro il ddl Moratti ha sfilato nel cortile di Palazzo Poggi, mentre a Roma anche la Crui ribadiva il suo no all'attuale ipotesi di riforma dello stato giuridico della docenza.
Palazzo Poggi Nel giorno dello sciopero nazionale delle università italiane, anche il rettorato dell'Ateneo bolognese è stato teatro di manifestazioni. E' successo mercoledì mattina (2 marzo) quando i manifestanti anti-Moratti - in prima fila le sigle dei ricercatori e dei dottori di ricerca seguite anche dallo Spazio Sociale Studentesco e dalla Rete Universitaria - hanno sfilato con fischietti e striscioni all'interno di Palazzo Poggi. Una marcia rumorosa che si è poi diretta nell'Aula Barilla della Facoltà di Economia, dove si sono raccolti 150 manifestanti tra studenti, docenti e precari a vario titolo. Tra di loro unanimità sui punti di opposizione principali, riassunti da un volantino firmato da Flc-Cgil, Cisl Università, Cnu e Uilpa-Ur: "Una università a mezzo servizio, fatta di docenti part-time e da una pletora di figure precarie, non può fare ricerca e si condanna a una didattica dequalificata".

Le sorti del ddl Moratti sul riordino dello stato giuridico della docenza sono comunque legate ormai alle decisioni del Parlamento, monitorate dalla Crui, che, proprio mentre a Bologna era in corso la manifestazione, era a riunita a Roma. Dalla seduta, seguita anche dal Rettore dell'Alma Mater, Calzolari, è stata confermata la solidarietà alla protesta dei precari: "L'iniziativa odierna - ha commentato Piero Tosi, Presidente della Crui - esprime una grande sintonia con il sentire di tutte le componenti universitarie preoccupate nel vedere affrontare le tematiche chiave dell'università con approssimazione e demagogia. La Conferenza dei Rettori fa sistema con tutte le comunità accademiche per ribadire l'urgenza di un approccio organico e approfondito teso a restituire l'università al suo ruolo centrale per lo sviluppo del paese".

"Bisogna uscire - ha poi proseguito Tosi - dai fini elettorali che inducono alla demagogia e andare oltre condividendo con il mondo universitario le soluzioni". Da parte dei Rettori, quindi, una nuova apertura al dialogo, anche se a partire da alcuni punti non negoziabili: l'istituzione di un terzo livello di ruolo docente per i ricercatori, la chiara distinzione tra tempo pieno e tempo determinato e la richiesta di maggiori finanziamenti. "Sarebbe necessario ottenere - hanno infatti concluso i rettori - investimenti aggiuntivi per 600 milioni l'anno, per dieci anni, sul Fondo di Finanziamento Ordinario. Quest'anno gli atenei ne hanno ottenuti 438, ma sono serviti soltanto a contenere una situazione di sottofinanziamento".