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Sensualmente spirituale: la musica secondo Finardi

Chiamato in Aula Magna a parlare di educazione musicale, scuola e mass media, Eugenio Finardi si è soffermato sulla musica, sul suo essere finestra verso l’assoluto e sul modo migliore per imparare ad ascoltarla. Una lectio magistralis a carattere biografico sulla spiritualità e la sensualità delle note che ritmano il nostro corpo.
Eugenio Finardi sul pulpito dell'Aula Magna di Santa Lucia "Vi siete chiesti perché l’uomo, un primate evoluto che ha sempre privilegiato la vista agli altri sensi, ha una parte di cervello enorme deputata a riconoscere migliaia di melodie? Vi siete chiesti perché siamo dei diapason, degli accordatori naturali? La risposta è che la musica è un modo per far entrare in noi gli assoluti dell’universo, l’amore e il divino. Ma la risposta è anche perché la musica, quella vera, è profondamente sensuale, legata alla carne a cui dà piacere, a cui dà il ritmo, facendola vibrare come il mio ginocchio che in questo momento trema per l’emozione di sentire la mia voce qui in questo luogo". Lui, Eugenio Finardi, si è presentato così alla platea di Santa Lucia accorsa mercoledì ad ascoltare la sua lectio magistralis: di fronte aveva un pubblico insolitamente giovane, giovanissimo, e lui era a sua volta un professore insolito, così desideroso di sperimentare  il fascino dell’aula magna da abbandonare la cattedra e salire sul pulpito.

Il tema del mercoledì in Santa Lucia era l’educazione musicale, il contributo della scuola e l’invasione dei mass media. Un tema giovane, "perché la musica è utopia", ha detto Franco Frabboni. Un tema profondo, "perché la musica è il mezzo espressivo di valori emotivi e sentimentali", ha aggiunto Mario Baroni. Un tema di tutti, "perché la musica è la colonna sonora di 1/3 della nostra vita", ha ricordato il musicolo David Hargreaves. Un tema che a scuola non gode di buona salute, "perché – ha precisato Finardi – insegnare la musica non è suonare col flautino tutti assieme Fra Martino, che è un’esperienza così terribile da farci diventare tutti dentisti. No, la scuola dovrebbe insegnare ad ascoltare, dovrebbe educare ad alimentarsi della musica e dei suoi percorsi astratti, perché la musica è questo, un percorso astratto: un pezzo ritmato può essere una galleria con le luci che ti vengono incontro, mentre una sinfonia può essere un paesaggio collinare".

Un po’ cantautore, un po’ rocker, un po’ politico, Finardi ha parlato soprattutto di sé. Autodefinendosi "figlio di uno strumento musicale" (la madre era una cantante lirica che ha cinque anni lo rimproverava per non aver già composto un’opera come Mozart), ha detto di adoperarsi per abituare sua figlia a cambiare genere così come si cambia Cd, perché ogni musica è una finestra sul mondo di cui i mass media ci privano dandoci solo le melodie più semplici. Ci deve essere lo spazio per un genere che si sente come la propria casa, ma non deve mancare mai lo spazio per incontri casuali. E mai ci si deve rinchiudere nelle etichette, cadendo in quelle canonizzazioni che danno alla "classica" quell’insopportabile alone di tristezza e di seriosità, "tale per cui – afferma Finardi - se muore qualcuno, si ascolta Mozart per tre giorni, quasi fosse un modo per espiare tutti assieme".

"Questa – ha infine concluso il musicista – verrà ricordata come l’epoca delle ricchezze prodotte in massa. La musica potrà essere una via di uscita a un mondo di avidità, ma dire che i mass media bastano per imparare ad ascoltarla è come dire che il McDonald basta per mangiare correttamente".