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Copertina di Un pubblico per la scienza

Un pubblico per la scienza. La divulgazione scientifica nell’Italia in formazione

Autore: Paola Govoni

Editore: Carocci

Prezzo: 23,50 euro

Origini e pubblico, autori ed editori, successo e declino del genere noto nell’Europa ottocentesca come "scienza popolare" o "scienza per tutti". Sono questi gli aspetti su cui si sofferma Paola Govoni, che collabora con la Facoltà di Scienze della Formazione dell'Università di Bologna, nell’intento di ricostruire la storia della divulgazione scientifica nell’Italia post-unitaria.
La storia della divulgazione scientifica è ancora tutta da scrivere. Il testo di Paola Govoni, edito da Carocci, si propone di colmare in parte questo vuoto, presentando le ricerche condotte dall’autrice sull’Italia dopo l’unificazione politica. Il periodo considerato è quello che va dai primi anni Sessanta alla fine degli anni Novanta del IX secolo, l’età del positivismo, uno dei momenti di maggior successo della divulgazione scientifica. Si parte da avvenimenti quali la ripresa delle pubblicazioni del "Politecnico" di Carlo Cattaneo (una palestra per molti futuri divulgatori) e l’inizio dell’attività dell’editore Emilio Treves, per finire con l’abbandono da parte degli editori e del pubblico della "scienza per tutti".

Per divulgazione scientifica la Govoni intende "quella letteratura - di vari livelli e con molteplici scopi – che ha messo in comunicazione la scienza e il pubblico negli ultimi tre secoli". Le sue origini sono legate non tanto alle scoperte scientifiche quanto all’incontro fra il bisogno di comunicare da parte degli autori e di sapere da parte di un pubblico crescente, incontro reso possibile dall’introduzione di una nuova tecnologia, la stampa a caratteri mobili. Nel Settecento divenne un genere con tratti autonomi grazie anche ad autori come Algarotti, Sguario, Cagnoli, Compagnoni, che si rifacevano ai modelli della Francia dell’illuminismo e dell’Inghilterra dell’empirismo.

Oltre ai casi citati, nel capitolo sulle origini vengono riportati altri episodi importanti per lo sviluppo del genere della comunicazione scientifica. Dall’analisi degli almanacchi, dell’Enciclopedia Popolare di Giuseppe Pomba, del "Politecnico" di Carlo Cattaneo, emergono alcuni elementi di continuità come la lotta contro la superstizione, l’esigenza di diffondere un "sapere" utile e l’utilizzo dei modelli francese e britannico.

Si passa poi ad esaminare il mercato editoriale della scienza, soffermandosi sugli editori, primo fra tutti Emilio Treves, e sui lettori. Questi ultimi non appartenevano al "popolo minuto" come era indicato nelle prefazioni delle pubblicazioni popolari, ma alla piccola e media borghesia, che aveva già accesso al mercato dei libri. Quindi, non ci fu un allargamento di pubblico, ostacolato dall’alto tasso di analfabetismo e da una povertà diffusa, ma vennero coinvolte fasce di lettori le cui frequentazioni con la carta stampata erano abituali.

I capitoli successivi si occupano di alcuni casi particolari: quello di Michele Lessona, di Paolo Mantegazza e della rivista "La Natura". I primi due sono fra i più noti e prolifici autori di testi divulgativi, mentre "La Natura" era un settimanale che si ispirava agli omonimi giornali inglese e francese, anche se non ebbe la stessa fortuna: fallì, infatti, dopo poco più di un anno dalla sua uscita.

Il capitolo conclusivo cerca infine di dare una risposta ai quesiti emersi nel corso del libro, spiegando quali furono i fattori che determinarono dapprima il successo e poi il declino della "scienza popolare". Un'analisi che, soffermandosi su un successo mai più ripetutosi rivela tratti importanti dei rapporti scienza e società in Italia.