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Non solo Deep Impact, anche Bologna guarda il cielo

Mentre nei laboratori di Pasadena gli astronomi americani tentano di gettare luce sull’origine del cosmo studiando i frammenti fatti esplodere dal nucleo della cometa Deep Impact, un laser ai Giardini Margherita guiderà i curiosi tra gli astri della notte bolognese di venerdì 8 luglio, l’inizio di una lunga serie di riflessioni e osservazioni della volta celeste.
Nebulosa

Deep Impact ha fatto decisamente centro. Il proiettile di rame spedito nello spazio dal Jet Propulsory Laboratory di Pasadena (Stati Uniti) ha colpito in pieno la cometa Tempel 1, spargendo detriti fino a più di 1800 Km dal nucleo. Ma non solo. Il nome della missione, mutuato da un action movie hollywoodiano, e la data dell’impatto, il 4 luglio, anniversario dell’indipendenza americana, hanno attirato sui ricercatori della Nasa un’attenzione planetaria. Dietro a tanto clamore per un pallottolone di 372 Kg che impatta su una cometa larga 14 Km e lunga 4, sta il fascino ancestrale per l’origine dell’universo. "I frammenti usciti dalla cometa colpita nella missione Deep Impact – spiega infatti il prof. Flavio Fusi Pecci, Direttore dell’Osservatorio Astronomico di Bologna – sono importanti perché sono costituiti da materiale congelato agli albori del sistema solare". E gli interrogativi sull’origine e sulla fine, si sa, calamitano sempre più interesse, anche tra gli specialisti. "Come professionista – prosegue ancora Fusi Pecci – ho studiato a lungo la galassia d’Andromeda, la compagnia di viaggio della nostra galassia, uno specchio utile per capire come siamo fatti, ma personalmente ciò che mi affascina di più resta la cosmologia dei primi istanti".

Certo un laser non potrà squarciare i nuclei delle comete, ma il raggio di luce che venerdì sera (8 luglio) toccherà il cielo partendo dal prato centrale dei Giardini Margherita è un buon punto di partenza per gustare le prelibatezze astronomiche del cielo nostrano. Sul cielo di Bologna verso le 21, orario d’apertura dello "show celeste", ci saranno i grandi classici, come l’Orsa Maggiore, la Stella Polare e alcuni segni dello Zodiaco, ma al loro fianco la luce del laser guiderà gli occhi della platea anche su alcune stelle d’élite: Cassiopea, che, per la sua forma a "W", è informalmente nota come la Wolkswagen dei cieli; Cuore di Carlo, che deve il nome al Re di Inghilterra; e Perseo, da cui parte la radiante delle meteoriti.

A illustrare miti e storie di ogni astro ci sarà proprio il prof. Fusi Pecci, che ha già pronto qualche appunto sui buchi neri. "La domanda in proposito non manca mai – afferma infatti il docente – così come frequenti sono i quesiti sul sistema solare e sull’utilità delle missioni che lo esplorano. Poi nel corso della notte trovano spazio anche domande cosmologiche, metafisiche sull’inizio e la fine dell’universo". Un universo, che, tiene a precisare il Direttore dell’Osservatorio Astronomico, non ha centro: "Molti – spiega l’astronomo - considerano il Big Bang come un’esplosione radiale che si espande a partire da un punto, mentre l’universo si espande in ogni suo punto come la rete di una maglia di cui si tirino le estremità".

Concetto ostico da digerire, così come l’idea che studiare una stella che dista 1500 anni luce significa studiare quella stella com’era 1500 anni addietro. Per avvicinarsi a questi e altri capisaldi del pensiero astronomico ci si può però avvalere degli incontri "Tra Terra e Cielo" ospitati nel corso dell’estate dal Chiostro di santa Cristina in Piazzetta Giorgio Morandi 1. Il primo di questi, che strizza all’occhio al passato e al contributo degli arabi allo studio del cielo, è giovedì 7 luglio (ore 21) con il prof. Fabrizio Bonòli.

Per gli altri appuntamenti divulgativi di teoria e osservazione degli astri si può consultare il sito di "Bologna guarda il cielo".