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Internazionalizzazione, l’Alma Mater titolare di una buona pratica

Si è tenuto a a Bologna un workshop sui risultati del benchmarking 2005 sulle pratiche amministrative di ventisei università europee. L’Alma Mater ha presentato nell’occasione il proprio Support Mechanisms for Internationalisation.
Il gruppo del benchmarking di Esmu nel Rettorato dell'Università di Bologna

"Sette università da tutta Europa sono qui per presentare la loro attività in tema di rapporti con l’impresa, internazionalizzazione, governance e adeguamento della didattica alle direttive del processo di Bologna. Alla fine ci saranno sette report dai quali potrà partire un confronto per isolare i reciproci punti di forza e le reciproche debolezze". Il prof. Hans de Witt dell’Università di Amsterdam presenta così il workshop di Esmu – European Centre for Strategic Management - in corso a Bologna dal 28 al 30 novembre 2005. De Witt è uno dei responsabili del benchmarking – ovvero un confronto reciproco teso a individuare punti di forza, elementi di debolezza e aree di miglioramento - che Esmu promuove dal 1999 tra 26 atenei di tutta Europa. Egli cura in particolare il confronto in materia di internazionalizzazione, tema scelto per il confronto del 2005 assieme a governace, partnership strategiche e progettazione di master e dottorati.

L’Università di Bologna partecipa al benchmarking dal 2004 e quest’anno il suo "Support Mechanisms for Internationalisation" (Meccanismo di supporto all’internazionalizzazione) è stato identificato da Esmu come una good practice. "Bologna – ha infatti precisato de Witt – ha sempre dato molto peso allo scambio studentesco. Nella sua storia ha ospitato studenti stranieri e favorito lo studio all’estero dei propri. E oggi quest’attività continua grazie ai numerosi programmi di scambio a cui aderisce e grazie agli accordi bilaterali stipulati con molti atenei del mondo".

L’internazionalizzazione è uno dei temi scelti per il benchmarking del 2005,  "perché – afferma Bente Kristensen, vice prorettore della Copenhagen Business School  e leader di Esmu – l’internazionalizzazione oggi non è un obiettivo ma un obbligo. E’ indispensabile per docenti e studenti che devono imparare a muoversi in uno scenario globale ed è indispensabile per catalizzare l’interesse dei soggetti privati".  "Vedere il modo in cui altri atenei intendono le relazioni internazionali e come ne sviluppano politiche e prassi è questo l’arricchimento maggiore che ci deriva da questa interessante esperienza di confronto e scambio", ha aggiunto Giovanna Filippini, dirigente del Dipartimento Relazioni Internazionali del nostro Ateneo.

Alla conclusione del workshop gli atenei elaboreranno un resoconto in riferimento alle tematiche su cui sono titolari di good practice. Questi documenti, tra cui anche quello dell’Università di Bologna sull’internazionalizzazione, circoleranno tra i 26 atenei aderenti a Esmu. Saranno oggetto di confronto, punto di partenza per un miglioramento e non per un adeguamento. "Non c’è un singolo modello vincente – conclude Nadine Burquel, segretario generale di Esmu -. Ogni università deve elaborare il proprio modello, ma il confronto è utile per trarre nuovi spunti e isolare pratiche amministrative degli altri atenei che possono essere idonee anche alla propria struttura. Si tratta di adattare non di copiare, imparando gli uni dagli altri".