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La strada verso la Devolution: tempi di attuazione ed effetti della riforma

Alla vigilia di un seminario che rifletterà su alcuni temi giuridici toccati dalla riforma, il prof. Alberto Pizzoferrato spiega cosa cambia nei rapporti tra stato e regioni, specificando che molte novità introdotte dalla riforma potrebbero dispiegare i loro effetti solo a partire dal 2011.
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Le modifiche alla Costituzione approvate dal Senato lo scorso 16 novembre sono già state pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale: la n. 269 del 18 novembre. E’ però improbabile che gli effetti della legge si dispieghino a breve: "L’efficacia di una riforma costituzionale – dichiara infatti il Prof. Avv. Alberto Pizzoferrato, Direttore del Master in Diritto del Lavoro – può essere sospesa dall’azione di un quinto dei parlamentari, dai consigli regionali oppure da cinquecentomila elettori. E, a quanto so, sono già state raccolte molte firme per indire un referendum, che tra l’altro avrebbe carattere confermativo e vedrebbe quindi rispettata la volontà della maggioranza dei votanti a prescindere dal raggiungimento del quorum".

"Va inoltre aggiunto – prosegue Pizzoferrato - che alcune parti della legge, per esempio tutte quelle relative alle funzioni del primo ministro e degli organi costituzionali, entrerebbero in vigore a partire dalla legislazione successiva a quella della loro approvazione. Dunque, se si farà, come sembra probabile, il referendum dopo le prossime elezioni del 2006, le recenti modifiche dispiegherebbero i loro effetti solo a partire dal 2011".

Uno dei capitoli centrali della riforma costituzionale riguarda l’art. 5 e altera i rapporti tra stato e regioni. E’ la cosiddetta devolution. "Questa – spiega Pizzoferrato – è stata sempre descritta come un trasferimento di poteri dallo stato centrale agli enti locali. Ma in realtà il modello non è il regionalismo: i poteri centrali ne escono rafforzati, anche se in essi si accentua la rappresentazione degli enti locali". L’elemento centrale della riforma è infatti la rottura del bicameralismo perfetto conosciuto finora. Nella nuova assetto, la Camera dei deputati si specializza sulle materie di competenza statale esclusiva, che tornano ad arricchirsi di ambiti quali la sicurezza sul lavoro, la gestione dei contratti e delle professioni intellettuali; mentre il nuovo Senato federale, composto da 252 senatori eletti su base regionale, agirebbe nei settori a legislazione concorrente". Le regioni, dunque, non vedrebbero aumentare le loro competenze in ambito territoriale, ma la sintesi dei loro interessi all’interno del nuovo Senato federale aumenterebbe la loro facoltà di condizionamento sulle leggi statali.

Le tematiche relative alla devolution sono strettamente confinanti al principio di sussidiarietà, filo conduttore del seminario di venerdì 2 dicembre su "Diritti sociali e riforme costituzionali". Il principio di sussidiarietà è quel principio in base al quale lo stato dovrebbe intervenire su una materia solo in presenza di un’esigenza unitaria, ovvero solo in seconda battuta rispetto agli enti locali. "In teoria – riflette Pizzoferrato – il principio di sussidiarietà dovrebbe favorire la devolution, ma le interpretazioni della Corte l’hanno trasformato in uno strumento per incrementare l’intervento dello stato nelle materie non di sua competenza". "Durante il convegno – conclude il docente – ci chiederemo se questo è un processo che continuerà anche alla luce delle recenti riforme costituzionali".