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Firmato un accordo tra Alma Mater e Università di Pechino

All’Istituto Italiano di Cultura a Pechino sono stati rinsaldati i rapporti dell’Università di Bologna con il paese asiatico. L’Associazione Collegio di Cina favorirà l’arrivo in Italia dei ragazzi cinesi, mentre l’ingresso dell’Università di Pechino nel programma Overseas aiuterà i ragazzi italiani interessati a un soggiorno in oriente.
La firma degli accordi tra l'Università di Bologna e quella di Pechino

"L’Associazione Collegio di Cina e la firma di un accordo di collaborazione tra l’Università di Bologna e l’Università di Pechino mostrano la volontà della più antica università del mondo e del suo territorio di recuperare il terreno perduto nei rapporti con la Cina". Questo è stato uno dei commenti più frequenti nei giorni scorsi all’Università di Pechino, dove Roberto Grandi, Prorettore alle Relazioni Internazionali dell’Università di Bologna, si è recato per presentare l’Associazione Collegio di Cina e firmare un accordo di collaborazione.

L’evento, ospitato dall’Istituto Italiano di Cultura a Pechino, ha catalizzato l’interesse della stampa, del ministero dell’università e delle agenzie che gestiscono il flusso degli studenti cinesi all’estero. Tutti erano interessati in particolare ad alcune iniziative promosse dall’Associazione Collegio di Cina in favore degli studenti cinesi: la concessioni di borse di studio che azzerano i costi dell’alloggio per i giovani più meritevoli iscritti ad alcuni corsi; l’organizzazione di tirocini e stage in imprese e istituzioni; la presenza di un tutor madrelingua cinese e di programmi di integrazione culturale.

Toccato anche il tasto dolente della normativa italiana che certo non facilita ai ragazzi cinesi l’apprendimento della lingua italiana. In virtù della Bossi-Fini, lo studente cinese che viene in Italia a studiare l’italiano nove mesi prima dell’inizio dell’anno accademico è poi costretto, una volta superato l’esame, a tornare in Cina per farsi rilasciare un altro visto. "Una cultura rozza del sospetto – commenta in proposito il Prorettore Grandi - porta i ragazzi verso paesi con un sistema di accoglienza più dignitoso, anche se il numero di studenti che a Pechino ha manifestato l’intenzione di studiare in Italia è elevato".

L’interesse della Cina per l’Italia è confermato dai recenti dati fatti registrare dall’Alma Mater. All’Università di Bologna il numero delle matricole tra il 2004 e il 2005 è aumentato di quasi il 300%, passando da 28 a 82, per un totale di 120 studenti cinesi regolarmente iscritti ai corsi dell’Alma Mater.

Nel contempo crescono infine anche i canali che dall’Italia aprono strade verso Pechino. L’Università di Bologna è infatti al lavoro per allargare il numero delle università extra europee che già oggi offrono un soggiorno di scambio a 150 studenti. Il primo ateneo cinese a entrare nel programma Overseas sarà proprio quello di Pechino, che le classifiche internazionali collocano nei primi dieci posti al mondo: il contesto più significativo, insomma, per offrire uno sbocco verso l’oriente ai docenti, ai ricercatori agli studenti – oggi già trecento – impegnati a studiare il cinese a Bologna.