Autore: Fiorenzo Facchini
Editore: San Paolo
Prezzo: 11 euro
Nel corso del 2003 il quotidiano "Avvenire" chiede a padre Fiorenzo Facchini, docente di antropologia all’Università di Bologna, di tenere una rubrica settimanale intitolata "Noi e gli antenati". A qualche mese di distanza quegli articoli sono ora raccolti in un volume edito da San Paolo per la collana "Oltremare". "E l’uomo venne sulla terra. Creazione o evoluzione?" è il titolo dell’antologia dove, scrive lo stesso autore a pag. 12, "si può ricavare qualche informazione sulla storia evolutiva dell’uomo, sulle fasi che vengono riconosciute, su ciò che lo distingue dagli Ominidi non umani che l’hanno preceduto".
L’excursus nella storia dell’evoluzione umana parte da un numero: cento miliardi, ovvero il numero degli uomini che, secondo le stime, ci hanno preceduto. Un valore enorme che per crearsi ha avuto un grande alleato: il tempo. C’è chi dice infatti che i nostri primi antenati abbiano calpestato il suolo della terra sei o sette milioni di anni fa. Un'era lontana a cui probabilmente non siamo collegati da un’unica linea: il famoso anello mancante tra noi e la scimmia, insomma, sarebbe più una semplificazione che una realtà. "Se si dovessero mettere insieme gli anelli mancanti segnalati – scrive l’autore a pag. 22 – non si formerebbe una catena tra la scimmia e l’uomo, ma tutt’al più ci troveremmo di fronte alle maglie larghe di un reticolo incompleto".
Fiorenzo Facchini esplora molte maglie di questo reticolo. A partire dall’interrogativo più antico: qual è la culla dell’umanità? Citando l’abate Breuil, l’antropologo risponde che "la culla dell’umanità è a rotelle", perché ogni nuovo ritrovamento ne sposta la collocazione. Ci sono ancora incertezze, dunque, anche perché incerto è l’elemento che avrebbe distinto l’uomo dagli ominidi: il suo essere bipede, il suo cervello, la sua cultura, il suo patrimonio genetico? Nessuno di questi elementi offre una risposta del tutto efficace e alla fine dell’analisi la domanda vera diventa se esista o meno una reale discontinuità evolutiva.
E in tutto questa storia, c’è una trama? "La scienza – afferma il sacerdote a pag. 50 – non può né dimostrare né escludere un disegno generale nell’evoluzione dei viventi". E’ da questo presupposto che le pagine seguenti del libro si spostano dalla natura alla cultura, analizzando le abitudini migratorie, il dominio del fuoco e, paragrafo dopo paragrafo, tutte le scoperte che l’uomo ha fatto nel tentativo di modificare l’ambiente ai suoi fini.
Alla conclusione del testo trovano spazio infine alcune considerazioni religiose, dichiaratamente provenienti dal sacerdote più che dall’antropologo. Su di esse riflette in un commento di chiusura Paolo Blasi, docente di Fisica Generale all’Università di Firenze: "Fiorenzo Facchini – riflette Blasi a pag. 145 – non è solo uomo di scienza ma come sacerdote è anche uomo di fede ed è perciò interessante vedere come il rapporto scienza e fede si esplichi in lui e se la fede condizioni la sua attività scientifica e fino a che punto le sue conoscenze scientifiche si concilino con la fede".