Il vento, contrario, che soffiava con raffiche di grande violenza (anche 100 chilometri orari) e i problemi avuti con la torcia (nella prova in notturna) gli hanno forse complicato la corsa. Ma non hanno impedito a Oliviero Mordenti di completare – e di farlo nel migliore dei modi – la ‘Cento Chilometri del Sahara’, la massacrante prova nel deserto. E Oliviero Mordenti, 39 anni, ricercatore di medicina veterinaria, distaccato in quel di Cesenatico, ha completato la prova con i colori del Cus Bologna sulle spalle, piazzandosi ventesimo nella sua categoria, quella degli amatori.
Cinque giorni, dall’8 al 13 marzo scorsi, per dimostrare che i lunghi allenamenti e le prove simulate sulla spiaggia di Cesenatico, sono servite per agevolargli la vita proprio nel deserto. Appena tornato in patria, Oliviero – che promette di riprovarci, magari già l’anno prossimo – è ancora tutto elettrizzato. E con la mente proiettata a quegli incredibili cinque giorni spesi nel deserto per difendere l’onore e il prestigio dell’Alma Mater Studiorum.
"E’ stata un’esperienza meravigliosa – racconta Oliviero -. Di sera ero alloggiato in una delle tante tende dell’organizzazione. Eravamo in sei, tutti italiani, eravamo un bel gruppo affiatato. Mi hanno raccontato, io non avevo termini di paragone in merito, che è stata, a causa del vento e delle condizioni climatiche, l’edizione più difficile. Però ci siamo divertiti".
Anche a tavola perché i nostri eroi mangiavano pasta. Italiana per di più. "La Barilla – insiste Mordenti – era partner della manifestazione. C’erano pasta e tanta verdura. E tanta acqua".
"Nel primo giorno - prosegue il podista - sono riuscito a restare, con un po’ di fortuna, nel gruppetto di testa. Poi, via via, mi sono staccato. Il vento è stato un problema nella prova che prevedeva un tracciato sulle dune, che cambiavano conformazione da un momento all’altro. C’erano atleti superattrezzati e con tante esperienza sulle spalle che si orizzontavano con il gps. Sono stato contento di aver portato a compimento la gara. Anche perché in questo modo abbiamo portato il Cus Bologna anche nel deserto".