Logo d'ateneo Unibo Magazine

Il sonno: fasi, aspetti fisiologici e patologie

Il sito di divulgazione scientifica, Scienzagiovane, analizza il sonno in un articolo curato da Roberto Amici e Pier Luigi Parmeggiani, entrambi professori presso il Dipartimento di Fisiologia Umana e Generale dell’Università di Bologna.
dormiente

"Il sonno è uno stato comportamentale caratterizzato dalla sospensione della relazione dell’individuo con l’ambiente", esordisce il Prof. Pier Luigi Parmeggiani. Nonostante gli studi sempre più approfonditi che da anni si occupano del sonno, la sua funzione primaria non è ancora stata compresa. "Più note sono, invece, le sue funzioni collaterali – prosegue il docente – tra le quali si annovera il risparmio energetico, il ristoro muscolare, l’accrescimento e la maturazione dell’organismo, la difesa dal rischio ambientale dovuto ai predatori, l’apprendimento di informazioni e procedure e il consolidamento della memoria".

Nei mammiferi e negli uccelli le fasi del sonno sono due: sonno non-REM (NREM) e sonno REM. Nel sonno NREM dell’uomo si possono distinguere quattro sotto-fasi che rappresentano stadi di approfondimento successivo del sonno. "Dal punto di vista utilitaristico – afferma il Prof. Parmeggiani – le fasi del sonno rivelano un processo sequenziale che è diretto al restauro e al mantenimento dell’efficienza dei meccanismi operativi del sistema nervoso centrale. Dal punto di vista della regolazione fisiologica, invece, il sonno NREM è caratterizzato dalla stabilità (omeostasi) delle variabili fondamentali per la vita cellulare (ossigeno, anidride carbonica, temperatura, equilibrio acido-base, ecc.) mentre il sonno REM presenta instabilità delle medesime". Le manifestazioni fisiologiche proprie del dormiente sono la diminuzione del livello di attività della circolazione, della respirazione, del tono muscolare, delle funzioni sensoriali. Inoltre risultano modificate le secrezioni endocrine e la termoregolazione. Quest’ultima svolge un ruolo fondamentale in relazione al clima nel quale l’individuo vive: infatti, continua Parmeggiani, "il clima influisce negativamente sul sonno quando a causa di un carico termico positivo (caldo) o negativo (freddo) il mantenimento dell’omeotermia dell’organismo richiede un aumento di spesa energetica per la termoregolazione. Dall’omeotermia dipendono le reazioni chimiche che stanno alla base dell’attività normale delle cellule e in particolare di quelle del sistema nervoso centrale dei mammiferi".

Esistono patologie del sonno largamente diffuse, "anche se – interviene il Prof. Roberto Amici – nella maggior parte dei casi sono secondarie ad altre patologie organiche o psichiche o sono legate a fattori ambientali". La patologia più diffusa è l’insonnia, caratterizzata dalla difficoltà ad addormentarsi e a mantenere un normale ciclo di sonno, ma esistono anche casi di ipersonnia, ovvero di eccessiva sonnolenza. Entrambi i disturbi determinano un calo della vigilanza diurna con riduzione dei riflessi, e, conseguentemente, aumentano il rischio di incidenti sul lavoro o stradali. "Esiste anche una patologia – prosegue il professore – caratterizzata dalla scomparsa progressiva del sonno e, inevitabilmente, dalla morte del paziente che è definita, per questo, insonnia fatale. Questa patologia, fortunatamente molto rara, fu individuata da un gruppo di neurologi bolognesi guidato da Elio Lugaresi negli anni Ottanta e risulta prevalentemente legata a un’alterazione genetica ereditaria che determina il deposito nel cervello di molecole proteiche anomale".

La ricerca sul sonno viene condotta nell’Università di Bologna da oltre un quarantennio. In ambito fisiologico, una ventina di ricercatori operano in cinque laboratori del Dipartimento di Fisiologia umana e generale su progetti condivisi da altri laboratori italiani e internazionali. Tema comune delle ricerche è lo studio della relazione tra sonno e regolazione delle funzioni vitali da parte del sistema nervoso vegetativo e del sistema endocrino, utilizzando tecniche neurofisiologiche,  neurochimiche e immunoistochimiche. Uno dei progetti è volto allo studio delle modalità con le quali viene regolata, durante il sonno, la quantità di acqua e di sali dell’organismo e, reciprocamente, di come la disidratazione interferisca con il normale ciclo di sonno. Un secondo progetto, invece, affronta il tema delle alterazioni dell’attività cardiocircolatoria che compaiono durante il sonno e del loro controllo in animali che sviluppano ipertensione su base genetica.

Tornando all’attualità è recente una notizia curiosa. Nel corso della sua esistenza l’uomo trascorre molto tempo nell’atto di dormire, mediamente un terzo della vita. Così alcuni studiosi hanno prodotto un farmaco che sembra consentire di sentirsi riposati dopo solo quattro o cinque ore di sonno. Questa pillola, che ha riscosso un grande successo negli Stati Uniti, potrebbe rivoluzionare, in futuro, la vita del genere umano. Tuttavia, occorre sottolineare che la sostanza in questione, il modafinil, è un farmaco che ha una precisa indicazione terapeutica limitata alla cura di una particolare forma di ipersonnia, la narcolessia. "Non esistendo un numero sufficiente di studi scientifici che valutino gli effetti a lungo termine della sua somministrazione – conclude il prof. Amici - questo farmaco è da utilizzare esclusivamente in soggetti con patologie specifiche e non è ragionevole pensare a un suo utilizzo nell’individuo sano". Anche perché dormire non è tempo perso, ma un processo, biologico e psicologico assieme, che ci regala, oltre che il ristoro del corpo e del cervello, la magia dei sogni.