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La Festa della Musica e della Genetica

A partire da una tradizione francese l’idea di studiare le parentele tra le popolazioni unendo in una festa i legami biologici evidenziati dalla genetica e le contaminazioni sonore evidenziate dalla musica.
Il cortile dell'Eremo di Ronzano

Tutto cominciò in Francia una quindicina di anni fa, quando l’allora Ministro per la Cultura, Jack Lang, si inventò per il 21 giugno la Festa della Musica. Entrambi i significati del suono francese corrispondente a "festa" - festa e fate – furono rispettati e quella del 21 giugno si tramutò da allora in una notte incantata da musiche popolari e da esibizioni negli angoli delle strade e nei cuori delle piazze in tutte le città di Francia. Quella tradizione ora arriva a Bologna, il prossimo maggio, con un ingrediente in più: la genetica. Di qui il titolo: "La festa della musica e della genetica". Un connubio tra arte e scienza che vuole essere un inno nel contempo all’unicità dei linguaggi della cultura e alla molteplicità delle sue espressioni storiche, sociali e geografiche. Da un lato la musica, che per il suo registro universale, è un terreno continuamente soggetto alla contaminazione di diverse sonorità etniche. Dall’altro la genetica, che attraverso lo studio di una molecola, il Dna, ha trovato la base scientifica per confutare definitivamente ogni tipo di ragionamento razzista.

"Dietro all’idea di fondere biologia e cultura c’è inoltre anche l’intento di combattere la falsa convinzione del determinismo genetico", spiega Giovanni Romeo, Presidente dalla Fondazione Europea per la Genetica che promuove l’iniziativa. "Con la cultura – prosegue infatti il docente di genetica medica – mettiamo in moto cambiamenti molto più rapidi di quelli che non potremmo neanche ipotizzare di realizzare con interventi di genetica". Romeo si rifà a un discorso che Francesco Cavalli Sforza tenne a Imola nel 2002. Parlando al pubblico del primo festival di musica e genetica in assoluto, Cavalli Sforza chiamò in causa i Vichinghi: temibili predoni pochi secoli fa, pacifici precursori del progresso tecnologico e sociale oggi. Pochi secoli per una rivoluzione culturale che la genetica non riuscirebbe a produrre neppure in milioni di anni.

La festa della musica e della genetica animerà Bologna dall’8 al 22 maggio. Patrocinata dal Comune di Bologna e dal Quartiere Santo Stefano, la rassegna alternerà concerti a riflessioni sull’evoluzione biologica e culturale del genere umano, sui rapporti tra genetica e diritto, e sugli ultimi progressi della genomica in campo medico. Prenderanno la parola genetisti come Luca Cavalli Sforza e Spencer Wells, ma anche giuristi come Stefano Rodotà e Libero Mancuso. "Un modo – commenta Romeo – per far dialogare la scienza con la tradizione umanistica, storica e politica".

La genetica, infine, si aggiunge alla musica in questa manifestazione anche perché scopo della festa è avviare una raccolta di fondi per il Progetto Ronzano, ovvero per la creazione di un centro studi d’eccellenza per la genetica medica all’Eremo di Ronzano. Il primo passo in questa direzione sarà l’allestimento di un laboratorio di genetica statistica per l’analisi dei dati provenienti dallo studio del genoma mitocondriale. "Il laboratorio – chiarisce Romeo – non sarà un luogo di sperimentazione ma sarà sfruttato da tutti coloro che hanno bisogno di utilizzare competenze statistiche avanzate per l’analisi genetica. Ad esempio il primo utente naturale sarà un consorzio che qui a Bologna si è sviluppato in modo spontaneo attorno alla medicina mitocondriale: noi studiamo il Dna di questo organello cellulare (mitocondrio) per la cura del cancro, Valerio Carelli per le cura delle malattie neurodegenerative, Claudio Franceschi per la comprensione dei meccanismi dell’invecchiamento, Michela Rugolo per lo studio della biologia cellulare, Giovanni Tallini per lo studio dei tumori alla tiroide e Giorgio Lenaz per la bioenergetica".

Campi diversi, uniti da un’esigenza comune: strumenti di calcolo potenti per gestire la mole di dati che esce dal sequenziamento del genoma mitocondriale: "Il nostro è un piccolo esempio di analisi genomica – conclude Romeo – ma i suoi numeri sono già sufficienti per capire gli strumenti che occorrono per realizzarla: ci sono circa 16.500 paia di basi per ogni molecola di DNA mitocondriale, da moltiplicare per i migliaia di campioni che si utilizzano e ognuno di essi deve essere correlato a eventuali stati patologici".

Per saperne di più si potrà consultare il sito www.musicagenetica.it dove, attraverso il webcasting, musiche e conferenze faranno rimbalzare il loro eco anche al di là dei confini di Bologna.