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La siccità in agricoltura: la sfida del XXI° secolo

80 ricercatori per riflettere sulla più importante sfida dell’agricoltura moderna: la siccità. Largo spazio in particolare alle novità provenienti dalla genetica e dalle biotecnologie.
Terreno arido

Dal 5 al 10 Giugno, presso la Facoltà di Agraria di Bologna, il corso interdisciplinare WUEMED (Water Use Efficiency in MEDiterranean countries), tratterà argomenti inerenti la siccità, flagello che da sempre ha condizionato lo sviluppo delle civiltà e che, ancora oggi, è causa di malnutrizione e morte nei paesi in via di sviluppo e di gravi danni all’agricoltura nei paesi sviluppati.

"Il problema della siccità - spiega il Prof. Roberto Tuberosa, organizzatore del Corso - diventa ogni giorno più drammatico soprattutto nelle nazioni in via di sviluppo dove una scarsa produzione agricola può innescare terribili carestie, come successo recentemente in Niger e in Kenia. Va inoltre sottolineato che il recente innalzamento delle temperature sta influenzando la distribuzione e l’intensità delle piogge in tutto il mondo, inclusa l’Italia. Ad esempio, nel 2003, a seguito della peggiore siccità verificatasi in Italia negli ultimi decenni, la produzione maidicola nazionale subì una decurtazione media del 30%; per i prossimi decenni le previsioni elaborate da esperti in climatologia prevedono un’acutizzazione ed intensificazione degli episodi di forte siccità, soprattutto nella Pianura Padana".

Durante il corso, alcuni tra i migliori specialisti mondiali in materia presenteranno gli ultimi sviluppi della ricerca e delle sue applicazioni volte a mitigare gli effetti della siccità. Particolare attenzione sarà rivolta ad una trattazione interdisciplinare della problematica, ivi incluse le moderne biotecnologie. Anche la ricerca italiana, pur tra mille difficoltà, ha conseguito importanti risultati in questo settore attraverso l’uso dei marcatori molecolari, vale a dire sonde di DNA in grado di fornire utili indicazioni sui geni in grado di aumentare la resistenza della pianta alla siccità. Utilizzando queste metodiche, le ricerche condotte nell’ambito del progetto IDuWUE (finanziato dall’Unione Europea) presso il laboratorio del Prof. Tuberosa in collaborazione con la Società Produttori Sementi (Bologna) hanno permesso di identificare marcatori molecolari associati a geni importanti per la resa del frumento duro in condizioni siccitose. Ricerche analoghe hanno consentito di clonare in mais un gene che controlla la data di fioritura della pianta, carattere molto importante per la resistenza alla siccità.

"Nel secolo scorso - precisa Tuberosa - gli interventi tradizionali di miglioramento genetico hanno consentito un costante, ma lento, incremento delle rese, permettendo così di sopperire alle aumentate richieste di alimenti a livello mondiale. Tuttavia, le proiezioni indicano che tale incremento sarà largamente insufficiente a soddisfare su scala globale la crescente richiesta di derrate alimentari, soprattutto per i cereali destinati agli allevamenti zootecnici. E questo avverrà in un contesto caratterizzato da una sempre più ridotta disponibilità di risorse idriche e da un marcato incremento del loro costo. Basti pensare che per produrre un kg di carne di manzo sono necessari ca. 8 kg di mangimi a base di granella di mais, la cui produzione richiede, a seconda della zona di coltivazione e delle tecniche agronomiche impiegate, da 10.000 a 20.000 litri di acqua. I crescenti consumi di carne in Cina e nei paesi in via di sviluppo faranno quindi lievitare la domanda di mais e di altri cereali utilizzati dall’industria mangimistica. A questo poi si aggiungeranno le richieste alimentari necessarie per soddisfare le esigenze dei due miliardi aggiuntivi di abitanti del pianeta terra previsti entro il 2040. Aumenti produttivi ed una migliore efficienza di utilizzazione dell’acqua saranno quindi richiesti per tutte le colture e richiederanno uno sforzo congiunto di tutta la comunità scientifica. Il problema della siccità sarà particolarmente acuto nel bacino del Mediterraneo, in cui vaste aree (incluso il mezzogiorno d’Italia) sono già interessate da fenomeni di pre-desertificazione, nell’Africa sub-Sahariana, in Cina ed in India. Le implicazioni socio-economiche e politiche (flussi migratori) saranno ovviamente enormi".

Il corso analizzerà diversi aspetti relativi al fenomeno siccità, spaziando dagli interventi agronomici a quelli genetici e biotecnologici. "Oggi - puntualizza Tuberosa - è possibile identificare i geni che controllano la risposta della pianta alla siccità e questo ci permette di intervenire in maniera più mirata ed efficace rispetto al miglioramento genetico convenzionale. Nuove metodiche (es. profili di espressione del DNA) e strategie (es. selezione assistita con marcatori molecolari) ci consentono di identificare e selezionare le piante portatrici di geni in grado di aumentare la resistenza alla siccità. Gli addetti ai lavori ritengono che l’utilizzazione di queste nuove metodiche sia inderogabile per conseguire gli aumenti produttivi richiesti per sopperire alle richieste future di derrate alimentari. In alcuni laboratori, sia pubblici che privatii, sono inoltre in fase avanzata esperimenti di ingegneria genetica volti ad aumentare la resistenza alla siccità".

Al corso parteciperanno 80 ricercatori provenienti da tutti i continenti.  "Il corso – conclude Tuberosa – permetterà ai partecipanti di valutare quanto di meglio offra la ricerca per affrontare quella che è stata definita la maggiore sfida che l’agricoltura dovrà affrontare nel XXI° secolo. Il corso offrirà inoltre l’occasione per instaurare collaborazioni tra ricercatori di paesi in via di sviluppo e di paesi più all’avanguardia".