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Neanderthal, 400 mila anni fa era già in grado di sognare un futuro migliore

L’Università di Bologna ricorda l’ominide a centocinquanta anni dalla scoperta dei primi resti. Nessuna risposta certa sul perché della sua estinzione.
Logo del simposio internazionale sull'uomo di Neanderthal

"Abbiamo vissuto per centinaia di migliaia di anni in Europa e in Asia occidentale. Davamo uno scopo alla nostra vita ed eravamo coscienti della nostro essere mortali. Noi sognavamo un futuro migliore". Firmato: l’uomo di Neanderthal, l’ominide di cui l’Università di Bologna, con un simposio internazionale ospitato nell’Aula Magna della Biblioteca Universitaria, festeggia i centocinquant’anni dalla scoperta dei primi resti. Un secolo e mezzo di ricerche pieno di rivoluzioni. Un secolo e mezzo partito con la convinzione che quell’ominide fosse una specie primitiva e aggressiva, ma conclusosi con la convinzione opposta: ovvero che il Neanderthal fosse tutt’altro che primitivo; diverso dall’homo sapiens ma altrettanto intelligente. "Nella presentazione del convegno – spiega l’antropologa Maria Giovanna Belcastro – abbiamo voluto inserire una frase che rimandava a Martin Luther King, perché, come lui, anche l’uomo di Neanderthal aveva la capacità di sognare un futuro. Erano uomini coscienti della vita e della morte. Noi vogliamo bene all’uomo di Neanderthal, come a un parente".

Il convegno in corso a Bologna il 23 e il 24 novembre si inserisce nelle celebrazioni internazionali partite a Berlino quattro mesi fa. Nel simposio bolognese si esploreranno sia le conoscenze maturate sulla biologia dell’uomo di Neanderthal sia le conoscenze accumulate sui suoi costumi sociali. Parleranno esperti di antropologia, archeologia, paleontologia e paleogenetica. "Gli studi sull’uomo di Neanderthal – conferma infatti Gianfranco De Stefano, presidente dell’Associazione antropologica italiana – sono un esempio di interdisciplinarietà assoluta".

Ciò che affascina in questo campo è, dopo tanti anni di studio, l’ampiezza degli interrogativi ancora in gioco. Resta da fare chiarezza sulle origini di questo ominide, sulle sue effettive capacità simboliche e sulle sue parentele con l’uomo moderno, ma soprattutto resta da capire perché si estinse. "E’ un problema ancora non risolto", ammette Mons. Fiorenzo Facchini, organizzatore del convegno assieme a Belcastro.

Il mistero dell’uomo di Neanderthal continua, dunque, come le ricerche per svelarlo.