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Il profilo e la condizione occupazionale dei laureati Unibo

Il Consorzio AlmaLaurea, dopo aver presentato i dati sulla condizione occupazionale dei laureati, commenta i risultati delle rilevazioni per singoli Atenei.
Studenti

Analizzando a distanza di uno, tre e cinque anni dal conseguimento del titolo quanti laureati dell’Università di Bologna lavorano, dove, quanto tempo hanno impiegato per trovare un impiego e di che tipo, quanto guadagnano, le differenze tra uomini e donne. Emerge un quadro più approfondito e di interesse locale rispetto all’indagine nazionale che ha coinvolto oltre 75mila laureati appartenenti a 36 università delle 49 aderenti ad AlmaLaurea.

Un quadro che AlmaLaurea invita ad approfondire nel sito Internet www.almalaurea.it.

Tra le novità di questa ricerca, la prima fotografia della condizione post-laurea dei laureati "triennali". Si tratta dei primi e quindi di un collettivo dove ancora sono strutturalmente sovrarappresentati i laureati "veloci", e quindi i migliori, e dove continuano a pesare i laureati che transitano dal vecchio ordinamento, e quindi i più "lenti". Per questo le tendenze del mercato del lavoro, anche locale, vengono desunte dalle performance dei laureati pre-riforma, il collettivo ancora più consistente. Si tenga presente, inoltre, per un confronto tra la condizione occupazionale dei laureati pre e post riforma, che si tratta di due popolazioni di laureati diverse per obiettivi, formazione, durata degli studi, ma anche per la diversa notorietà dei titoli e della loro spendibilità in ambito lavorativo.

I LAUREATI DI PRIMO LIVELLO ALLA PROVA DEL LAVORO
Sono 1.630 i neolaureati di primo livello dell’Ateneo di Bologna (sessione estiva 2004) coinvolti nell’indagine, in prevalenza provenienti dai corsi di Economia (648), Scienze Politiche (419), Ingegneria (151), Scienze della Formazione (123) e Lettere (88). Il prevalere di laureati di alcune Facoltà influenza ovviamente i risultati complessivi. Nell’Ateneo bolognese sono occupati il 68% dei laureati di primo livello contro il 54,5% del totale Atenei.

Il tasso di occupazione è composto dal 54% dei neolaureati dediti esclusivamente al lavoro e dal 14% dei laureati che si è posto l’obiettivo di coniugare laurea magistrale e lavoro. Si dedica esclusivamente alla laurea specialistica invece il 24% dei neolaureati, contro il 36% a livello nazionale. Complessivamente, chi continua gli studi con la specialistica dopo la laurea triennale è il 38%.

Cercano lavoro solo 5 neolaureati di primo livello su cento. Una delle motivazioni dell’elevato tasso di occupazione può essere collegata al maggior peso dei laureati in Economia e Scienze Politiche, percorsi di studi triennali dove risulta maggioritaria la componente di chi, dopo la laurea, prosegue il lavoro iniziato prima. Si tratta del 78% dei neolaureati a Economia e del 75% a Scienze Politiche.

LA CONDIZIONE OCCUPAZIONALE DEI LAUREATI DI BOLOGNA.

 I laureati bolognesi coinvolti nell’indagine sono 8.724. In particolare si tratta dei laureati del vecchio ordinamento delle sessioni estive 2004, 2002 e 2000 intervistati rispettivamente ad uno (3.028), tre (3.014) e cinque anni (2.682) dal conseguimento del titolo.

Così come a livello nazionale, l’occupazione dopo la laurea per i neodottori dell’Alma Mater si contrae lievemente, perdendo due punti percentuali rispetto all’indagine precedente. Un calo imputabile, più che alla quota di disoccupati (sostanzialmente invariata), alla quota di chi continua la formazione dopo la laurea. I valori rimangono comunque superiori alla media nazionale.

La condizione occupazionale dei laureati all’Alma Mater è tanto più apprezzabile se si tiene conto della quota non irrilevante dei residenti in regioni dove il tasso di occupazione è più basso e del peso di facoltà come Giurisprudenza, Medicina e Scienze che richiedono, per l’accesso alle professioni, la frequenza a tirocini e scuole di specializzazione dopo la laurea.

L’andamento del tasso di occupazione, per i neolaureati, riflette le difficoltà economiche del Paese in un contesto dove il mondo imprenditoriale ancora stenta a valorizzare il capitale umano formato ai più alti livelli.

Così se i neolaureati del 2001 avevano un tasso di occupazione del 64%, questo scende al 60% per i neolaureati 2002, al 59% per quelli del 2003 e al 57% per quelli del 2004.