Logo d'ateneo Unibo Magazine

Tesori sotto la sabbia del Turkmenistan

Regione poco nota dell'Asia centrale, il Turkmenistan custodisce sotto la sabbia del suo deserto numerosissimi reperti archeologici: testimonianze di un passato ricco e complesso
Scavo di un accampamento nomade in Turkmenistan

"Non è un Paese facile, c'è un'estrema povertà diffusa, grandi ricchezze concentrate nelle mani di pochi e una situazione politica sempre instabile", spiega la dottoressa Barbara Cerasetti del Dipartimento di Archeologia dell'Università di Bologna, parlando del Turkmenistan, una delle regioni meno note e conosciute dell'Asia centrale.

Ex Repubblica Sovietica, il Turkmenistan è un paese dal presente difficile, ma con un passato vivo, spesso turbolento, ricchissimo di Storia. Sul suo suolo, in gran parte desertico, sono passati i persiani achemenidi e Alessandro Magno, l'impero partico e le carovane che attraversavano il Continente percorrendo la Via della Seta, la dominazione araba e le orde di mongoli guidate da Gengis Khan: la sabbia e la terra che ricoprono il territorio turkmeno nascondono una quantità impressionante di tesori archeologici risalenti ad epoche remote, spesso perfettamente conservati.

La dottoressa Barbara Cerasetti fa parte del gruppo di studiosi che da diversi anni portano avanti un ampio lavoro di ricerca archeologica in Turkmenistan, gruppo che coinvolge, assieme alle istituzioni locali, università italiane, russe e inglesi. "Fino ad oggi, abbiamo circa 2000 siti", spiega. "E' un territorio estremamente ricco, ma anche molto complesso".

Dai diversi progetti portati avanti nel corso degli anni, come quello della Carta Archeologica del Delta del Murghab, sono emersi reperti che dall'epoca dal periodo islamico del X-XI secolo d.C., risalgono fino alla media età del bronzo o al Calcolitico (III millennio a.C.). "Ci sono zone", racconta la dotoressa Cerasetti, "in cui basta scavare nella sabbia per poche decine di centimetri ed è possibile ritrovare testimonianze archeologiche in condizioni di conservazione perfette, come a Pompei".

Un patrimonio tanto ricco e straordinario continua, anno dopo anno, a regalare reperti che permettono di ricostruire con sempre maggiore precisione le diverse vicende storiche che hanno caratterizzato il passato del Turkmenistan. "Attualmente", contina Barbara Cerasetti, "sono attivi tre diversi progetti. Il primo riguarda gli antichi sistemi di irrigazione, utilizzati per rendere fertili le zone desertiche, il secondo è uno studio sulle popolazioni nomadi che arrivarono da nord e da nord-est e si stabilirono sul territorio turkmeno, il terzo invece riguarda i persiani achemenidi, presenti in Turkmenistan almeno dal VI secolo a.C. (ma alcuni scavi suggeriscono una continuità dinastica già a partire dal 900 a.C.)".

Ogni anno tra settembre e ottobre, allora, un gruppo composto da una decina di archeologi italiani ed europei si immerge nella realtà non certo facile del Turkmenistan di oggi, per recuperare e ricostruire preziosi frammenti di Storia. Governato per oltre due decadi dalla figura dittatoriale del Presidente a vita Saparmuat Nijazov, il Turkmenistan ha da poco più di un mese un nuovo governo, ma la situazione sociale e politica resta instabile. "Il Turkmenistan", sottolinea la dottoressa Cerasetti, "è un luogo bizzarro e curioso, dove non si applicano gli stessi schemi e la stessa mentalità che abbiamo in occidente, ma è anche un paese estremamente importante dal punto di vista archeologico. Il numero di reperti ancora da scoprire è altissimo e il lavoro di ricerca è di conseguenza ancora lungo".