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L’inaugurazione dell'anno accademico

Il giorno solenne per l'Alma Mater, che festeggia i 920 anni dalla sua fondazione, inizia, in osservanza del lutto cittadino, con un minuto di silenzio per la morte del piccolo Florin. Con il Rettore Calzolari in Aula Magna ci sono anche il prof. Claudio Franceschi a cui è stata affidata la prolusione e il prof. Mario Monti, Presidente della Bocconi ed ex commissario europeo.
cerimonia

Prendono posto in sala le autorità e il pubblico che gremisce l'Aula Magna, mentre al centro sfilano ordinati i cortei con la toga e il tocco. Sulle toghe una piccola coccarda bianca per ricordare che si celebra la giornata contro la violenza alle donne. Il ritmo lo scandisce il cerimoniale, quello della tradizione. E il rituale assegna il compito dell'esordio al Rettore Calzolari, che quest'anno si concede un discorso tutto politico affidando ad un rapporto, che viene distribuito tra i presenti, il racconto dei dati più significativi dell'anno in gestione. E’"in nuce l'avvio di un bilancio sociale di ateneo" spiega Calzolari.

Poi, dopo il ringraziamento ai benefattori (tra cui Unipolis che sostiene quest'anno la giornata inaugurale), il Rettore entra subito nel vivo con una domanda "sopravviverà nel mondo della cultura globale e della tecno-cultura il modello trans-secolare dell'Università?". Se ci sono quelli che si affannano a considerare questa istituzione "antiquata e priva di speranze", di segno diametralmente opposto è invece l'argomentazione di Calzolari che sul ruolo della speranza ha il suo perno. "E' la speranza che guida la ricerca e dunque la speranza che deve animare l'impegno di un grande ateneo". Prima aveva ricordato come, uscendo dall'anno (il 2007) forse più duro della storia recente dell'università italiana  ora "venga a maturazione un lungo, minuzioso e silenzioso lavoro di riorganizzazione dell'Alma Mater". Aveva  anche puntato il dito contro "questa nostra società italiana, che non ama la sua università, semplicemente perché non apprezza la cultura", senza mancare di stigmatizzare l’atteggiamento, tutto italiano, che da un lato taglia i fondi alle università a cui è affidata quasi integralmente la ricerca scientifica (che pure è internazionalmente giudicata terza dopo Regno Unito e Canada per produttività), dall’altro  "trascina sul rogo, accanto ai vizi, anche risorse preziose per fronteggiare la sfida internazionale che è già in atto".

Fuga dei cervelli, precariato della ricerca tutte "questioni serie". Ma perché, si chiede il Magnifico, addebitare tutto all’università? E ci tiene a sottolineare  a questo proposito il ruolo controcorrente dell'Alma Mater che non solo "ha assunto la ricerca come asse principale della sua azione ma ha anche collocato la questione dei giovani al cuore stesso del tema, immettendone in ruolo 500 in meno di 4 anni", mentre una legge aboliva il ruolo dei ricercatori a partire dal 2013 . Una prova ulteriore di quanto, aggiunge, ci troviamo davanti ad "analisi strabiche e fuorvianti che  addebitano all'università anche le responsabilità della società".

E qualche altro dato il Rettore lo vuole citare. Fa cenno alle performance della didattica, all'occupazione dei laureati, alla soddisfazione degli studenti, allo sviluppo della Romagna che ha fatto dire al Comitato di Valutazione Nazionale del Sistema Universitario: "quello costituito da Bologna è un modello a valenza regionale che può confrontarsi con i migliori sistemi di università pubbliche regionali". Si potrebbe fare di più? "Certamente sì, ma non si può tollerare che non si ponga mai a confronto l'adeguamento dei servizi che tutto desidereremmo, con le risorse che esso richiederebbe: risorse che lo Stato non ha, cui gli studenti non intendono contribuire e che gli altri stakeholders non sono abituati a ricomprendere, se non in forma marginali, tra le loro responsabilità".

"Non vi è dubbio che la questione finanziaria è quella più critica dell'università italiana - prosegue il Rettore ma altrettanto non vi è alcun dubbio, almeno per noi, che ogni ipotesi di futuro rifinanziamento degli atenei dovrà passare innanzi tutto attraverso lo scrutinio della qualità dei loro bilanci e il riequilibrio finanziario degli atenei che da decenni sono sottoalimentati".
 
L’elogio del corpo docente e ricercatore e del corpo tecnico amministrativo per l’asprezza delle condizioni generali in cui operano, e l’impegno di tutti per non deludere le aspettative dei giovani preludono all’ultimo passaggio: "con animo sereno, possiamo dichiarare aperto l’Anno Accademico 2007-8, 920-esimo della storia dell’Alma Mater".

"L'idea su cui si fonda il concetto di università è bellissima e proprio per questo bisogna renderla concreta facendo in modo che tutti possano accedere al sapere", gli fa eco Paolo Bailo, rappresentate degli studenti. Certo, prosegue Bailo "servono risorse sia umane che economiche e una gestione più democratica e trasparente di quello che abbiamo". "Non possiamo permetterci di vivere due anni di campagna elettorale. Un Rettore oggi ce l'abbiamo e dobbiamo metterlo nelle condizioni di operare. Questa non è una difesa, perché il Rettore non ne ha bisogno, ma un propositivo modo di sottolineare come sia importante lavorare insieme per obiettivi comuni" è la sua conclusione.

Critiche invece arrivano da Lorenzo Mariani rappresentante dei tecnici amministrativi che ha ribadito come l'ateneo bolognese sia tra i pochi a non permettere alla componente amministrativa di giocare un ruolo attivo nell'elezione del Rettore. E ancora Mariani si è espresso sulla necessità di attribuire maggiore responsabilità ai tecnici di ricerca, mentre ha apprezzato lo sforzo dell'amministrazione nella stabilizzazione dei precari.

Invecchiamento e longevità: una sfida globale per il terzo millennio è il titolo della prolusione affidata al prof. Claudio Franceschi. "L'invecchiamento della popolazione è un fenomeno tutto recente, pressoché assente in natura, sul quale perciò non si è esercitata la forza della selezione naturale". Non siamo stati insomma selezionati e programmati per invecchiare. Eppure questo tema su cui l'Italia appare in pole position è, secondo molti autorevoli ricercatori, "uno dei tre problemi maggiori del nostro tempo". Se fino a 30 anni fa le basi biologiche dell'invecchiamento erano pressoché sconosciute, oggi vengono identificati nuovi geni determinanti per la longevità. E il prof. Franceschi ha passato in rassegna non solo alcuni studi del progetto Ghea, ma anche aspetti sociali e politici dell'invecchiamento, spesso interpretati in chiave ideologica. Ma la fiducia è e resta nella "scienza il cui compito è anche quello di abbattere i dogmi".

Immagina l'Europa come una vecchia signora seduta in prima fila ad ascoltare il discorso del prof. Francheschi sulla sfida globale del terzo millennio, il prof. Mario Monti, Presidente della Bocconi ed Ex commissario europeo, l’ospite a cui spetta il discorso conclusivo. "E' un onore essere qui e provo quasi un senso di vertigine se penso che quando è nata la mia Università, la Bocconi, nel 1902 l'Alma Mater festeggiava i suoi 814 anni". E Monti ha ricordato l'indiscusso ruolo di Bologna mescolando i ricordi personali (le lezioni di Andreatta) con i momenti pubblici tra cui "quel famoso processo di Bologna che è in marcia e procede veloce". E anche l'Europa, ci tiene a sottolineare, "è molto più in marcia di quanto non si creda, più forte e democratica di quanto apparentemente non si creda".