Centocinquanta opere provenienti da importanti collezioni pubbliche e private, molte delle quali mai esposte finora: dai taccuini con appunti e fiori essiccati tra le pagine ai manoscritti e alle foto, dalle caricature ai ritratti. E ancora il cappello, il bastone, la vestaglia, il calamaio.
"La mostra che inaugura domani (30 novembre) è frutto di un lavoro lungo e impegnativo, durato due anni – anticipa il prof. Marco Antonio Bazzocchi, che è uno dei curatori assieme a Simonetta Santucci –". Due anni di ricerche e di scelte di materiali soprattutto in Casa Carducci, "un luogo talmente ricco di documentazione che uno studioso potrebbe chiudersi lì e ne avrebbe abbastanza per tutta la vita".
Quello che la mostra attraverso i suoi nove capitoli intende portare alla luce è il concetto di bellezza per Carducci. "Un concetto straordinariamente moderno e tormentato di bellezza", prosegue il prof. Bazzocchi. "E la modernità di Carducci sta proprio nei diversi Carducci: il Carducci pubblico che esibisce una faccia e il Carducci che in privato si interroga e si tormenta proprio su questa faccia. "Un Carducci che cerca nuove strade, un Carducci moderno non per quello che fa ma per come lo fa".
"Non è solo un piacere ripercorrere la figura di Carducci – ha detto il Rettore, presidente del Comitato nazionale per le celebrazioni, ricordando le numerose altre iniziative organizzate dall’Ateneo in questo anno carducciano – ma è anche un omaggio tenero che l’Alma Mater fa da ad uno dei suoi più grandi professori". "Perché se Carducci si è un po’ eclissato al grande pubblico, non è così in Ateneo dove sono sempre presenti l’esempio della sua proverbiale severità e la statura morale di questo chierico della religione delle lettere".
E l’Assessore Angelo Guglielmi confessa il suo avvicinarsi in modo diverso alla figura di Carducci: "sono stato impressionato dalla forza del personaggio, lui l’inventore di un’immagine di Bologna che non più carducciana è diventata nazionale".
La mostra "Carducci e i miti della bellezza" rientra nell'ambito delle celebrazioni promosse dal Comitato Nazionale per il centenario della morte di Giosue Carducci (Valdicastello, 1835 - Bologna, 1907), che vede in stretta collaborazione il Comune e l'Università di Bologna. E ha significativamente in Bologna una delle due sedi prescelte dal Comitato per le iniziative più rilevanti delle celebrazioni carducciane (l’altra è la mostra Giosue Carducci e l'identità italiana, 28 novembre 2007 - 28 febbraio 2008, Fondazione Biblioteca di via Senato, Milano).
La mostra, ideata da Marco A. Bazzocchi e Simonetta Santucci, e realizzata su progetto di allestimento dell’architetto Cesare Mari, si articola in nove sezioni.
L'esposizione segue la vita e l’opera di Carducci, soprattutto dal 1870 in poi, attraverso il motivo conduttore della bellezza. Quando Carolina Cristofori Piva entra nell’orbita del poeta vi risveglia l’amore per un’idea classica e pagana della bellezza che Carducci aveva intravisto già nella sua produzione giovanile. Proclamandosi greco e pagano, il poeta elabora un nuovo aspetto della sua personalità, un aspetto che si affianca, senza sostituirla, all’immagine del giacobino infuriato e dell’uomo pieno di ardori politici.
L’inseguimento della bellezza si manifesta, oltre che nel decennio amoroso con Carolina (Lina-Lidia), anche nel rapporto con altre figure femminili che hanno accompagnato e ispirato il poeta: Dafne Gargiolli, Adele Bergamini, la regina Margherita (per la quale verrà coniata la famosa espressione "eterno femminino regale") e infine, tra gli anni Novanta e l’inizio del Novecento, Annie Vivanti e Silvia Pasolini Zanelli. Si è cercato qui di disegnare i contorni di questi rapporti individuando le tracce che di volta in volta ne rimangono nell’opera di Carducci.
E si è poi voluto mostrare il legame profondo che unisce Carducci alla città di Bologna, sia attraverso i numerosi ritratti e caricature del poeta che circolarono in città per decenni, facendone un vero protagonista a livello collettivo, sia attraverso l’operazione storica e culturale che vede Carducci al fianco di altri artisti (fra tutti primeggia Alfonso Rubbiani) nel delineare il volto di una città medievale, trecentesca e quattrocentesca, rossa di terra cotta e di mattoni. Questa Bologna comunale e antica è il luogo dove Carducci studia, insegna e compone per più di quarant’anni. È una città reale ma anche sognata, un luogo del pensiero e dell’anima. Qui Carducci, a lungo, insegue il suo "desiderio vano de la bellezza antica".
Il catalogo, pubblicato da Bononia University Press, è diviso in tre sezioni (saggi, iconografia, esposizione) e contiene i contributi di una ventina di studiosi.