Logo d'ateneo Unibo Magazine

Tanto rumore per nulla...

Il Pro Rettore per l'innovazione gestionale Marco Depolo precisa alcune questioni dibattute in Senato a proposito della riorganizzazione degli uffici.
Palazzo POggi "Di tutto il dibattito in Senato sul progetto di riorganizzazione degli uffici presentato martedì 4 dicembre dal Magnifico Rettore e dal Direttore Amministrativo, la stampa riporta una voce di dissenso" - si legge in una nota del Pro Rettore Marco Depolo.  "Il dissenso però non è tanto sul progetto, quanto su un nome: Direttore generale, proposto invece dell’attuale Direttore amministrativo".

"Il progetto di riorganizzazione - proseue il pro Rettore - mette in condizione l’Ateneo di Bologna di essere ancora più efficiente. La competizione europea, l’introduzione (finalmente!) di criteri più sistematici di valutazione nazionale sia sulla formazione che sulla ricerca, il desiderio di mantenere le buone posizioni raggiunte in tanti settori (l’internazionalizzazione, ad esempio), non permettono distrazioni e ritardi. Il "sistema Alma Mater" ha dato buona prova di sé nella formazione e nella ricerca, i dati del fascicolo distribuito all’inaugurazione dell’anno accademico del 24 novembre mostrano molto bene che l’impegno profuso ci sta ripagando. Tuttavia, vale anche per noi il ben noto paradosso, secondo cui chi non continua a migliorare non mantiene le sue posizioni, ma perde invece sia in competizione che in efficienza.

Per il nostro Ateneo, investire per migliorare anche l’apparato organizzativo non è una opzione, ma una necessità. Da tempo è chiaro in Europa che per le Università la qualità dei risultati dipende dalla buona prestazione di tutte le componenti del sistema: l’insegnamento, la ricerca e l’organizzazione. Chi volesse fare un rapido tour europeo, scoprirebbe che l’eccellenza non ammette zoppie: in tutti gli atenei di punta si lavora per avere qualità nelle tre componenti.

In questo quadro, di fronte ad una ampia proposta sistematica di miglioramento della macchina organizzativa, messa a punto con l’aiuto di universitari esperti del settore, fa scandalo il termine "Direttore generale". Qualcuno direbbe che è un segnale preoccupante dell’estraneità del mondo accademico ai problemi della performance del sistema universitario.

L’Europa ce lo ricorda continuamente: oltre ai fondamentali compiti tradizionali (assicurare la formazione superiore e la ricerca di alta qualità), ci sono stati assegnati i compiti della formazione permanente e del trasferimento delle conoscenze al sistema sociale e produttivo. Chi potrebbe pensare di assolvere questi compiti con la vecchia burocrazia dalle mezze maniche?

A Bologna, come in altri Atenei di punta, si vuole essere all’altezza di questi compiti. Parlare di "Direttore generale" vuole dire soltanto segnalare che il corpo docente deve pretendere (altro che temere!) una macchina organizzativa di alto livello, che faccia da supporto qualificato per i due scopi fondamentali: fare buona formazione e buona ricerca.

Lo Statuto fissa molto chiaramente i poteri del Direttore amministrativo, nei confronti dell’intero sistema di Ateneo. Nessuno vuole cambiare questi confini, non è neppure pensabile che possa farlo un atto di indirizzo amministrativo. Non sarà però a caso che altri Atenei molto performanti si stanno ponendo il problema non tanto dei poteri, quanto del ruolo del Direttore. Da un Direttore Generale ci si aspetta che sappia realizzare gli indirizzi politici con maggiore ruolo  di coordinamento del sistema amministrativo, rispetto all’ovattato mondo  universitario degli anni Cinquanta, dove la figura ideale di Direttore Amministrativo era il geloso custode delle regole, ora complice ora controparte del suo Magnifico Rettore.

Ci sembra segno di scarsa immaginazione organizzativa volere un Ateneo grande nella formazione e nella ricerca, ma pedissequamente burocratico nella sua macchina organizzativa. Semplicemente, non funziona. Si può fare molto per dare all’Ateneo, ai suoi docenti e ai suoi ricercatori quello che meritano, restando perfettamente all’interno del sistema dei poteri attualmente delineati nello Statuto. Sarebbe bello poter discutere dei temi centrali e importanti, come realizzare i miglioramenti previsti dal piano di riorganizzazione, invece che di aspetti marginali: ci accorgeremmo così che i docenti e i ricercatori che vogliono formazione e ricerca di qualità dovrebbero pretendere, non temere, una macchina organizzativa efficiente e professionalmente ricca".