Il professor Giuseppe Alberigo, emerito di Storia della Chiesa, per molti anni membro del Dipartimento di Discipline Storiche e suo Decano è morto nelle prime ore di questa mattina.
Nato in provincia di Varese il 21 gennaio 1926, dopo la laurea in Giurisprudenza conseguita all'Università Cattolica di Milano, già dagli inizi degli anni '50 collabora con Giuseppe Dossetti ed è tra i primissimi partecipi dell’ esperienza di comunitaria, laicale e di studio che è stata l'Istituto per le Scienze religiose di Bologna, fondato da Dossetti. L’Istituto è divenuto, sotto la sua direzione pluridecennale, un punto di riferimento per la comunità internazionale. Assistente di Delio Cantimori all’Università di Firenze per Storia moderna e Storia della Chiesa, nel 1967 diviene professore ordinario di Storia della Chiesa nella Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Bologna. Animatore di iniziative di livello internazionale, da ultima la Storia del Concilio Vaticano II, Alberigo ha voluto raccogliere la sua ricerca sui momenti di svolta della presenza storica del cristianesimo nel cammino dell’ umanità. I suoi studi sulla gerarchia ecclesiastica, sui concilii, sulla collegialità, sull'ecumenismo restano dei punti fermi della ricerca.
Ma lo studio e la volontà di superare la semplice ripetizione erudita per concorrere alla formazione di una cultura creativa, non si sono mai separati in lui da un profondo impegno civile. Una dedizione che trovava la sua motivazione più profonda nella ricerca del "come" il cristianesimo dovesse vivere nella storia, confrontarsi con essa e con la vita "qui ed oggi" degli uomini,superando interpretazioni che tante contrapposizioni avevano provocato. Il rapporto tra chiesa della fede e chiesa della storia, con una particolare sottolineatura del ruolo del laicato, è stato il motore primo del suo ragionamento sulla presenza delle chiese nel mondo contemporaneo. Lo animava una profonda fedeltà all'imperativo della libertà di ricerca, all'indipendenza della conoscenza, anche quando questa tensione lo metteva di fronte a scelte dolorose, e sofferte.
Nella giornata di ieri un altro lutto aveva colpito l'Alma Mater. Il professor Antonio Roversi, sociologo della comunicazione multimediale, dal 2005 Direttore del Dipartimento di Scienze dell'Educazione, figlio del poeta Roberto, si è spento nella mattinata di giovedì, a soli 57 anni, dopo una malattia che lo aveva colpito alla fine dello scorso anno.
Aveva avviato la sua carriera universitaria come studioso di Sociologia presso la Facoltà di Economia e Commercio, dove è rimasto dal 1993 al 1998, per poi passare, dopo aver conseguito l'idoneità come professore associato e in seguito ordinario, a Scienze della Formazione. Da due anni a questa parte era alla guida del Dipartimento di Scienze dell'Educazione.
Studioso appassionato, riconosciuto a livello internazionale, ha compiuto numerose ricerche sociologiche, occupandosi di criminalità e percezione dell'allarme sociale, di violenza negli stadi, dei comportamenti dei senza fissa dimora, fino ad approdare agli ultimi studi sulla multimedialità e sugli utenti di internet in Italia. "L'odio in rete" è il titolo del suo ultimo libro, pubblicato da Il Mulino: un'attenta analisi dei siti web che incitano la violenza e contengono messaggi xenofobi, razzisti, antisemiti. Dalle pagine dei gruppi ultras violenti, si passa a quelli delle congreghe neonaziste, fino ad arrivare ai fondamentalisti islamici che attraverso la rete mandano i loro folli messaggi d'incitamento alla Jihad.
L'ultimo saluto al prof. Antonio Roversi è previsto per domani, alle ore 15, presso il Pantheon della Certosa.