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Escursione geologico ambientale in Tunisia: ritrovato un dente di dinosauro

C'è anche il prezioso reperto tra i campioni che i ricercatori bolognesi e ravennati del "Gruppo di Geoscienze" hanno inviato in Italia per lo studio, dopo un'escursione durata dieci giorni nell'area desertica del sud. Al vaglio ci sono ora altri importanti progetti di collaborazione con il paese africano.
dente di dinosauro

Dodici ricercatori, coordinati dai professori Giovanni Gabbianelli, PierMaria Luigi Rossi e Alberto Castellarin e supportati in loco da esperti dell’"Association des Amis de la Mémoire de la Terre de Tataouine" hanno trascorso dieci giorni nell'area desertica del sud della Tunisia.

L’escursione ha interessato sia la regione dello Jabel (un rilievo montuoso che si estende per oltre 200 km nella zona centro- orientale tunisina) compreso tra Matmata e Tataouine, sia quella degli chott (depressioni chiuse la cui lama d’acqua superficiale durante il lungo periodo di siccità lascia il posto, per evaporazione, a un sottile strato di sale) e delle oasi tradizionali di pianura e di montagna.

Un paio di giorni sono stati dedicati al deserto sabbioso e alle dune del Grande Erg Orientale.

I ricercatori hanno potuto così affrontare e verificare direttamente un’ampia gamma di condizioni geologiche, ambientali e territoriali proprie di zone aride e semi aride e molto differenziate fra loro. Sono stati infatti visitati e campionati depositi sedimentari dello Jabel, di età cretacica e ricchissimi in fossili, in gran parte marini, tra cui spiccano i resti di dinosauri.

Guidati dal direttore del Museo della Terra di Tataouine i ricercatori hanno poi effettuato campionature che hanno permesso di recuperare, oltre a una notevole quantità di campioni di roccia inviati in Italia per lo studio, un dente e alcuni frammenti fossilizzati di ossa di dinosauro.

Sempre nelle zone aride collinari dello Jabel sono stati poi visitati diversi ksour, cioè granai e connesse abitazioni, ubicate sulle creste rocciose e di particolarissima concezione architettonica.

Lungo i versanti e le incisioni vallive che qui si sviluppano è stata effettuata anche una prima verifica dell’ancestrale ma efficace sistema di conservazione e gestione (il cosiddetto sistema dei jessour, cioè piccole dighe in terra) delle scarse acque meteoriche disponibili. Questa tecnica assicura infatti un efficace contenimento delle acque di pioggia, trattenendo al meglio quella di ruscellamento obbligandola a infiltrarsi nel terreno in modo di conservare per molti giorni un’umidità condensata nel suolo.

Peraltro, questi ultimi argomenti costituiranno oggetto di alcune tesi di laurea, finanziate dal "Gruppo di Geoscienze", da parte di studenti sia di Scienze Ambientali che di Beni Culturali, interessati a cimentarsi nell’esperienza e nello studio di un ambiente decisamente non comune.

I vari incontri avuti con colleghi universitari, onlus ed istituzioni locali permetteranno inoltre in futuro di sviluppare e attivare alcuni importanti e interessanti progetti di ricerca congiunti sia nel campo della gestione territoriale-ambientale e, in particolare, delle acque, in ambienti aridi e semi-aridi, sia nel campo più specificatamente geologico-paleontologico.

Esperienze che potranno consentire agli studenti e ai docenti di Scienze Ambientali non soltanto di ampliare e migliorare le proprie capacità di ricerca e studio ma, soprattutto, di preparare futuri professionisti in Scienze Ambientali in grado di affrontare tematiche e problemi così diversi da quanto normalmente sviluppato in Italia e oggi di particolare interesse anche in rapporto alle variazioni climatiche in atto.