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Un ateneo privato a Bologna

Ecco l'intervento del Magnifico Rettore Pier Ugo Calzolari, pubblicato sul Corriere di Bologna qualche giorno fa.
Rettore

Devo premettere di avvertire un forte sentore di contesa elettorale nella proposta e nel dibattito giornalistico che si è aperto attorno all’idea di un ateneo privato a Bologna. Per questa ragione l’Alma Mater non si farà coinvolgere su un terreno dal quale intende tenersi lontana e invita tutte le persone responsabili a rispettare questa intenzione.

Stabilito questo punto, noi non abbiamo nulla da eccepire circa l’ipotesi che viene avanzata, poiché i privati possono fare con le loro risorse tutto ciò che credono ed inoltre perché anche noi siamo convinti che la competizione sia positiva. Suggeriamo soltanto di corredare ipotesi come quella avanzata con dati certi e confronti affidabili, lasciando da parte le interferenze animose, le informazioni distorte e gli avventurosi entusiasmi.

Andiamo allora ai dati certi, che con grande serenità e soddisfazione presentiamo, ancora una volta, ai cittadini.  Le tre maggiori valutazioni internazionali delle università collocano l’Alma Mater al primo posto in Italia. L’Associazione Europea degli Economisti riconosce nella ricerca scientifica dell’Università di Bologna in campo economico la punta di eccellenza in Italia. In tema di università pubbliche e private, che la più celebre delle università private in campo economico si colloca alle spalle dell’Alma Mater. I cittadini di Bologna si devono chiedere se ci sono altre strutture di questa città che possono presentare performance analoghe.

Quello che forse non si sa, perché non è facile da comunicare, è che in questi ultimi anni abbiamo proceduto alla riorganizzazione radicale di tutta l’attività di ricerca, dotandola di strumenti di collegamento con i progetti europei che ha pochi uguali altrove, che essa sta producendo frutti rilevanti e che ha conferito all’Ateneo una posizione di grande visibilità in Italia e in Europa.

Lo sanno bene le articolazioni nazionali di Confindustria con le quali coordiniamo alcune delle più importanti piattaforme tecnologiche nazionali. Lo sanno bene le principali associazioni imprenditoriali del nostro territorio che ci hanno chiesto di potere utilizzare i nostri collegamenti internazionali e le nostre strutture organizzative, cosa che sta avvenendo. Lo sanno bene i non pochi grandi gruppi industriali e finanziari che stanno proponendoci collaborazione e che manifestano l’intenzione di investire nelle strutture di ricerca dell’Ateneo. Peraltro, sono centinaia i rapporti con il sistema delle imprese relativi a ricerche commissionate: essi portano all’Alma Mater 7-8 milioni di euro ogni anno. Mi fa piacere ricordare anche che l’Amministratore Delegato della Ducati ha affermato in molte occasioni che il successo della "rossa" è dovuto in qualche misura anche alla qualità degli ingegneri che l’Alma Mater immette sul mercato.

La ricerca scientifica deve essere il primo degli impegni di un grande ateneo che intenda confrontarsi con l’Europa, ma essa costa molti soldi, esige risorse umane che non si improvvisano e soprattutto richiede oggi un’accurata e difficile organizzazione con masse critiche che solo i grandi atenei possono schierare. Per questa ragione, non tutte le università private ritengono vantaggioso cimentarsi su questo versante così problematico. Allora i cittadini devono sapere che un ateneo che non facesse ricerca sarebbe soltanto marginalmente utile ai programmi di sviluppo della città. E’ probabile che tutti i proponenti si affanneranno a garantire che la ricerca è in cima ai loro pensieri, magari anche coloro che qualche tempo fa sponsorizzavano le università telematiche, ma la povertà degli esempi italiani deve invitare alla cautela.

Qualcuno ha affermato che un ateneo privato garantirebbe una più efficace proiezione in campo europeo. Ignora purtroppo che l’Università di Bologna è qualificata dalla commissione nazionale di valutazione come l’ateneo dotato del più alto grado di internazionalizzazione e che qualche mese fa ha ricevuto a Berlino dall’Unione Europea uno speciale riconoscimento per l’elevato numero di scambi Erasmus.  Qualche dato significativo: sono 4500 gli studenti stranieri regolarmente iscritti, 1500 gli studenti Erasmus in ingresso e altrettanti in uscita, quasi 300 gli studenti cinesi iscritti negli ultimi due anni, 9 i corsi di laurea tra 1° e 2° livello interamente in inglese (eppure, c’è ancora qualcuno che si chiede quando l’Alma Mater avrebbe dato il via a iniziative didattiche in inglese).

Chi afferma che le università statali avrebbero risorse adeguate ma male impiegate ignora i confronti OCSE, le analisi dell’Unione Europea e le stesse dichiarazioni dei governi italiani.

Per ciò che concerne la qualità dei conti dell’Alma Mater è appena il caso di ricordare che la speciale Commissione Tecnica per la Finanza Pubblica del Ministero dell’Economia ha inserito la nostra università nella lista degli atenei virtuosi e che, anche sulla base di questo elemento, il Ministero dell’Università le ha consegnato recentemente il numero più elevato in Italia di nuovi posti di ricercatore. Esiste poi uno speciale riconoscimento che deriva dalla Banca Europea degli Investimenti.

Devo anche ricordare il successo del decentramento in Romagna (il personale di tutti gli ordini è almeno raddoppiato negli ultimi cinque anni) e il completo superamento delle perplessità che la Commissione Nazionale aveva manifestato nel 2001, la segnalazione (il Sole-24 Ore) come università più attiva in Italia nel deposito di brevetti, i 500 posti di ricercatore banditi negli ultimi tre anni, l’intensa attività di apprestamento di nuovi spazi, ecc., ma conviene arrestarsi qui perché chi doveva capire ha già capito.

Io non affermo, ovviamente, che tutto va bene -ci mancherebbe- ma posso tranquillamente affermare che nelle condizioni imposte dalle leggi e dalle risorse nazionali questa nostra università consegue risultati apprezzati in campo nazionale ed europeo.

Ci conforta anche un altro dato, di rilievo psicologico ancora prima che finanziario: attraverso il 5 per mille l’Alma Mater ha ricevuto nel 2007 dai contribuenti italiani la donazione più elevata tra gli atenei italiani, superando Roma-La Sapienza che ha dimensioni quasi doppie. Per altro, sulla stessa lunghezza d’onda si colloca l’opinione dell’85 % dei nostri laureati che dichiara di essere rimasto soddisfatto della loro università e che ripeterebbe l’esperienza.

C’è qualcuno, tra pubblico e privato, che potrebbe aspirare a fare di meglio?

Fortunatamente non sono le idee che mancano e fortunatamente le molte che abbiamo realizzato (non aprirò un nuovo elenco) o che coltiviamo hanno il pregio di porsi a confronto con ciò che di meglio accade in Europa, poiché è là, nella ricerca europea, che noi abbiamo già i nostri concorrenti, senza attendere improvvisate iniziative locali. E’ certo che l’elenco sarebbe più ricco ancora se non avessimo dovuto contare soltanto sulle nostre forze (sottodimensionate, per altro, secondo la stima dello stesso Ministero), alle quali si sono sommati gli apporti soltanto del Comune e della Fondazione del Monte (progetto "1000 nuovi alloggi per gli studenti"), della Regione (ricerca e trasferimento tecnologico) e di alcuni generosi donatori.

Questa università è una delle principali risorse della città, né il suo ruolo sarà modificato dall’arrivo di un altro ateneo, poiché è difficilmente prevedibile per quest’ultimo un insediamento in settori diversi da quelli low-cost, almeno sulla base di ciò che si è visto in tempi recenti nel nostro paese, e se esso ricorrerà a risorse autenticamente private. Gli orientamenti al riguardo delle forze locali, delle pubbliche amministrazioni innanzi tutto, devono formarsi su rigorose analisi politico-economiche e sociali, nelle quali i vantaggi che si acquisirebbero investendo in un nuovo insediamento universitario risorse comunque molto ingenti vengano posti a confronto con quelli che si otterrebbero impegnando una parte soltanto di quelle risorse (anche modesta) in una istituzione che già gode di gran prestigio in campo nazionale e internazionale.

Fortunatamente, per noi e per la città, presentarsi all’estero come Alma Mater sarà per molto tempo ancora un’altra cosa e non soltanto in virtù del lascito storico. Per rendersene conto però occorre varcare la cinta delle mura.