La discussione che ha preceduto la riforma del sistema dei diritti audiovisivi sportivi è stata lunga e a tratti molto aspra. Questo convegno sarà semplicemente l’occasione per fare il punto della situazione o si metteranno in discussione anche alcuni aspetti della nuova legge?
Lo scopo principale del convegno è cercare di capire come cambierà il mercato dei diritti audiovisivi quando la riforma Melandri entrerà a regime, ovvero dal luglio 2010. Certamente ci sarà anche spazio per una discussione critica, perché la nuova legge interviene su molti aspetti dell’attuale mercato: cambieranno la formulazione dei pacchetti offerti, i metodi di contrattazione e certamente aumenterà la concorrenza tra le diverse piattaforme audiovisive. Secondo le nuove disposizioni la Lega avrà il potere di decidere sulle modalità di negoziazione collettiva dei diritti e sulle offerte dei pacchetti per le emittenti, laddove fino ad oggi i singoli club vendevano autonomamente i diritti in criptato. Da una parte sarà quindi l’occasione di chiarire i molteplici aspetti della nuova legge, dall’altra non mancheranno certamente gli spunti di discussione.
L’argomento è scottante, soprattutto per i notevoli risvolti economici che chiama in causa. Lei ha riunito un cospicuo numero di ospiti, rappresentanti di varie categorie professionali, tutti di grande caratura istituzionale. Crede che il dibattito si svolgerà in un’atmosfera serena e collaborativa?
Lo auspico, ma è evidente che su alcuni temi potrebbe nascere un dibattito, ad esempio sul merito dei criteri di redistribuzione delle risorse tra le diverse serie calcistiche. D’altronde alcuni esponenti di società verranno anche per rappresentare posizioni contrapposte e caratterizzate da una certa vivacità. Sono comunque convinta che il contesto accademico e la volontà di approfondire seriamente i temi in questione favoriranno la pacatezza dei toni e l’ascolto reciproco.
Entrando nel merito della riforma, le nuove norme saranno in grado di garantire la presenza di più operatori radio-televisivi e quindi di assicurare un mercato mediatico più equilibrato?
Le misure predisposte dalla riforma sono in funzione di questo obiettivo. Le nuove regole impongono alla Lega calcio di seguire procedure di gara competitive e l’offerta dei diritti avverrà per singole piattaforme audiovisive. In molti ritengono che la negoziazione collettiva dei diritti audiotelevisivi garantirà le esigenze solidaristiche nel mondo del calcio e la reale concorrenza tra le emittenti, altri invece non vedono un nesso tra la modalità di negoziazione e la solidarietà.
A questo proposito Sky, co-organizzatore del convegno, non sarà forse svantaggiato dalle nuove disposizioni?
E’ difficile prevederlo. Sky ha dichiarato di non essere contraria alla negoziazione collettiva dei diritti sulla Serie A, ma obietta sul fatto che questo sistema possa essere sancito per legge. E da un punto di vista giuridico forse non ha tutti i torti.
L’aspetto della riforma sul quale ci si è scontrati maggiormente è la ripartizione delle risorse dei proventi tv tra le squadre di calcio di serie A, e tra queste e quelle che giocano in serie B. Come giudica le misure adottate in questo senso?
La legge in questo senso è chiara e fissa il modo in cui, da luglio 2010, i proventi saranno ripartiti tra le diverse società. La percentuale che tutte le società di Serie A si divideranno in parti uguali passerà dall’attuale 19% dei vari contratti stipulati individualmente con le emittenti in criptato, al 40% del totale della contrattazione collettiva su tutti i pacchetti, anche quelli in chiaro. Se l’obiettivo era quello di un maggiore equilibrio economico tra le partecipanti alla massima serie, queste misure dovrebbero ottenerlo. Non a caso, quando lo scorso ottobre durante l’assemblea di Lega le grandi hanno fatto pressione per dare più valore al merito sportivo è divampata la polemica.
Si è parlato di una rivincita delle "piccole". Cellino e Zamparini possono a ragione cantare vittoria?
Non è questo il punto. Dovremmo tutti auspicarci che la riforma possa essere la vittoria dello spirito solidaristico tra i club e che i nuovi regimi di mutualità garantiscano all’intero movimento sportivo, e non solo calcistico, un futuro migliore. Lo sport ha anche un risvolto economico, ma è un settore che prima di tutto deve valorizzare la propria anima solidaristica: se da questo punto di vista la legge sarà efficiente avrà avuto successo, altrimenti avrà fallito.
Il Convegno vedrà presenti il Rettore dell’Università di Bologna Calzolari e i Presidi delle Facoltà di Scienze Motorie e Giurisprudenza Bottari e Canestrari, nonché numerosi docenti di altri atenei italiani. Una presenza forte dell’Università, spesso considerata, a torto o a ragione, chiusa nei propri ambiti accademici e avulsa da ciò che succede fuori.
L’Università non deve essere chiusa in una torre d’avorio, ma dialogare col mondo esterno ed essere sempre attenta a ciò che succede nella società. Certamente il nostro dovere è di intensificare gli sforzi in questo senso. Questo convegno rappresenta una felice unione tra mondo esterno e mondo accademico: le due tavole rotonde che vedranno protagonisti alcuni dirigenti di importanti società calcistiche e di emittenti televisive ne sono un esempio. L’Università ha il dovere di avanzare delle proposte, di offrire occasioni d’incontro e di dibattito, di proporre spunti di riflessione e possibili soluzioni. Mi auguro che appuntamenti come questi possano diventare sempre più frequenti.