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Archeologia e geoscienze: una missione congiunta in Turkmenistan per i ricercatori di Unibo

È rientrato nei giorni scorsi dal Turkmenistan il gruppo di ricercatori del Dipartimento di Archeologia e di Scienze Ambientali della sede di Ravenna, invitati dal Ministero della Cultura turkmeno a una conferenza internazionale dedicata all’integrazione tra studi archeologici, territoriali-ambientali e paleo-climatici ricostruibili per l’Età del Bronzo e del Ferro.
Turkemenistan

Conferenza alla quale ha partecipato più di un centinaio di ricercatori provenienti da vari paesi del mondo tra cui Stati Uniti, Cina, India, Confederazione Russa, Giappone, Svizzera, Francia, Grecia, Polonia, Perù, Iran e Pakistan.

Oltre a partecipare alla conferenza, dove sono stati presentati i risultati di alcune ricerche, nei dieci giorni di permanenza la missione scientifica ravennate, composta da Maurizio Tosi e Barbara Cerasetti del Dipartimento di Archeologia e da Giovanni Gabbianelli e Francesco Mancini del Gruppo di Geoscienze di Scienze Ambientali, ha potuto condurre numerosi e proficui incontri di lavoro con i responsabili di alcune importanti istituzioni turkmene.

In particolare, di notevole interesse per la possibilità di sviluppare alcuni futuri progetti congiunti di ricerca sono stati gli incontri avuti con il ministro per la Protezione della Natura del Turkmenistan, il viceministro della Cultura e il direttore dell’Istituto Nazionale per i Deserti, per la Flora e per la Fauna.

Progetti che si concretizzeranno già a partire dal prossimo novembre con una missione scientifica congiunta, tra archeologia e geoscienze, che effettuerà, nell’arco di una quindicina di giorni, una serie di rilievi e di misure nell’area pedemontana del fiume Murghab, nel Turkmenistan meridionale. Per la prossima primavera si prevede invece di condurre alcune campagne di ricerca, della durata di oltre un mese, nella zona occidentale del Paese e circostante il Mar Caspio.

In quest’area infatti sono presenti importanti testimonianze ambientali e culturali, tra cui impronte di dinosauri, vulcani di fango e sorgenti termali che il governo turkmeno considera oggi "monumenti naturali".

I ricercatori italiani caratterizzeranno questi siti al fine di un loro possibile inserimento nel contesto internazionale dei cosiddetti "geositi", strutture geologiche che presentano caratteri di rarità e unicità. Quando ben conservati essi formano infatti paesaggi spettacolari e l’insieme dei geositi di un dato territorio costituisce il suo "patrimonio geologico e culturale" esprimendone al meglio la geodiversità.