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Spazio: da oggi il telescopio Hubble ha occhi bolognesi

Due programmi indipendenti guidati da astrofisici bolognesi, rispettivamente dell’INAF e dell’Università di Bologna, si aggiudicano quote di tempo senza precedenti per l’utilizzo di due fra i più ambiti telescopi spaziali: XMM dell’ESA e l’Hubble Space Telescope di NASA/ESA
Il telescopio spaziale XMM-Newton - ESA

I migliori telescopi spaziali fanno gola agli astrofisici di tutto il mondo: poterli utilizzare è un po’ come, per un pilota, essere posto alla guida di un’auto di Formula Uno. Per ottenere il loro ambitissimo "tempo d’osservazione", dunque per poterli avere qualche ora a propria disposizione, occorre presentare un programma scientifico quanto mai convincente e superare una dura competizione internazionale, dato che le domande di tempo superano anche di 5 o 6 volte quello effettivamente disponibile. I gruppi guidati rispettivamente da Andrea Comastri, dell’INAF-Osservatorio Astronomico di Bologna, e da Francesco Ferraro, del Dipartimento di Astronomia dell’Università di Bologna, ci sono riusciti polverizzando ogni record.

Il programma di Andrea Comastri e del team internazionale da lui guidato si è aggiudicato ben tre milioni di secondi del satellite XMM-Newton dell’ESA, l’Agenzia Spaziale Europea. Nei quasi dieci anni che questo osservatorio per i raggi X ha trascorso in orbita, mai una singola proposta aveva ottenuto un tempo d’osservazione così lungo. "Oltre 800 preziosissime ore che stiamo già sfruttando per andare a caccia dei buchi neri più invisibili - spiega Comastri - quelli oscurati da gas e da polveri. Per individuarli occorrono osservazioni molto lunghe e un’alta sensibilità ai fotoni X molto energetici: XMM è il satellite ideale per portarle a termine".

Altrettanto entusiasmo si respira in questi giorni nel team di Francesco Ferraro, al cui programma di ricerca sugli ammassi stellari l’Hubble Space Telescope dedica ben 177 delle sue orbite attorno alla Terra. "L’abbiamo preparata a lungo, questa proposta - afferma Ferraro - così ci siamo ritrovati ad avere le idee chiare al momento giusto. Ed è anche stato premiato il coraggio che abbiamo mostrato nel chiedere tanto tempo". Già, perché 177 orbite costituiscono ben il 18% del tempo totale a disposizione su Hubble prima della quarta e ultima missione di manutenzione, prevista per il prossimo mese di maggio. A nessun altro programma è stato assegnato tanto tempo, in quest’ultima tornata d’osservazioni.

Per il team di Ferraro, dunque, un successo senza precedenti, soprattutto considerando che, fra le proposte presentate dagli astronomi di tutto il mondo, appena una su 16 è stata accettata. "Con questa eccezionale assegnazione di tempo di osservazione - aggiunge Ferraro - saremo in grado di esplorare le regioni centrali di circa 50 ammassi stellari dove si nascondono gli oggetti più interessanti, tra cui i prodotti delle collisioni stellari. Questo studio costituirà un punto di riferimento per i prossimi decenni, visto che siamo ancora lontani dalla messa a punto di nuovo telescopio spaziale che possa rimpiazzare Hubble nelle bande ultraviolette".

Sia XMM-Newton che Hubble sono satelliti spaziali maturi: il primo sta per compiere 10 anni, il secondo è già maggiorenne (festeggerà in aprile i suoi 19 anni in orbita). Obsoleti, dunque? "Al contrario, sono perfetti per programmi scientifici arditi come i nostri - conclude Comastri - perché ne conosciamo meglio le caratteristiche, il rumore e gli strumenti. Insomma, sono ben collaudati". Il fatto che siano stati assegnati per tempi così lunghi a proposte italiane è l’ennesima conferma della vitalità, dell’autorevolezza e della competitività che il nostro Paese riesce a mantenere, in campo astrofisico, a livello internazionale.