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Voto ai ricercatori confermati e commissione per la revisione dello Statuto 

Sono alcuni dei temi affrontati nella seduta Congiunta di Senato e Consiglio di amministrazione di oggi
CdA

I ricercatori confermati dell’Ateneo potranno partecipare con diritto di voto ai consigli di facoltà e all’elezione dei presidi. L’hanno deciso stamane all’unanimità il Senato Accademico e il Consiglio di Amministrazione dell’Università di Bologna, in seduta congiunta, accogliendo una richiesta da tempo avanzata dai ricercatori che il Rettore si era impegnato ad approvare nei primi sei mesi del suo mandato. Il provvedimento riguarda 988 dei circa 1.249 ricercatori dell’ateneo (80% circa). Restano fuori quelli di nomina recente (non ancora confermati). Il provvedimento ha richiesto la modifica dell’articolo 18 dello Statuto d’ateneo. Fino ad oggi nei Consigli di Facoltà sedeva solo una limitata rappresentanza dei ricercatori confermati (nel numero di un quarto dei professori di ruolo).

Sempre nella seduta di oggi è stata nominata una commissione istruttoria di 15 componenti, presieduta dal rettore, Ivano Dionigi che avrà il compito di lavorare alla revisione dello Statuto di Ateneo. Della commissione fanno parte: i professori Giuseppe Caia, Paolo Pombeni, Giliberto Capano, Giovanni Dore, Aldo Bertazzoli, Guido Avanzolini, Marco Zoli, Angelo Varni, Rosella Rettaroli; gli studenti Davide Pianori e Alberto Aitini; il dott. Giovanni Longo e la dott.ssa Donatella Alvisi che ricoprono ruoli amministrativo-gestionali all’interno dell’Ateneo; il Direttore Generale della Formazione della Regione Emilia Romagna, dott.ssa Cristina Balboni.

Per orientare la commissione istruttoria gli Organi Accademici hanno approvato un documento di indirizzo che cita il quadro generale in cui si inserisce la riforma dello Statuto e la relativa riorganizzazione delle strutture.

"Il nostro Ateneo è profondamente consapevole della necessità di adeguare il proprio Statuto alle nuove esigenze della ricerca e della didattica nonché alle nuove sfide che la società pone al sistema universitario. Pertanto la revisione statutaria si pone come un atto responsabile di tutta la comunità universitaria verso se stessa, verso gli studenti e verso il Paese intero: atto che parte da un ripensamento progettuale sia della ricerca, sempre più sollecitata da nuove metodologie e da nuovi orizzonti, sia dalla didattica, chiamata a formare nuovi profili culturali e professionali. Pertanto l’azione riformatrice - con lo sguardo rivolto principalmente al laureato, al ricercatore, al professionista del domani - dovrà rispondere a proposte e progetti culturali prima ancora che a soluzioni e vincoli di tipo logistico, amministrativo e quantitativo."

Lo stesso documento richiama in modo sintetico alcuni degli obiettivi da raggiungere con la riforma statutaria:

1. ribadire e rafforzare l’autonomia per quanto attiene la scelta degli obiettivi strategici e delle modalità di autogoverno;

2. assumere una più esplicita responsabilità sociale rispetto ai processi di ricerca ed elaborazione di nuove conoscenze, di formazione delle nuove generazioni, nonché di trasferimento di saperi e competenze anche a beneficio del tessuto sociale ed economico;

3. individuare con chiarezza il ruolo degli Organi di Governo dell’Ateneo rispondendo all’esigenza condivisa di ridefinirne le funzioni, semplificare e migliorare la loro capacità di programmazione e di decisione rispetto agli obiettivi strategici;

4. definire nuovi modelli organizzativi che, in un contesto di scarsità di risorse, consentano di affrontare con successo la crescente competizione tra atenei a livello nazionale e internazionale;

5. superare la tradizionale separazione organizzativa tra didattica e ricerca che limita le potenzialità dei singoli e delle strutture in entrambi gli ambiti, impedendo di raggiungere i livelli qualitativi perseguibili;

6. rivedere il sistema delle relazioni istituzionali tra organi centrali e strutture decentrate definendo nuovi equilibri tra l’esigenza di verticalizzare i processi decisionali per recuperare efficienza e di coinvolgere adeguatamente le strutture decentrate che devono esercitare la propria autonomia in modo responsabile;

7. affinare il sistema multicampus attraverso un assetto istituzionale che renda possibile una programmazione unitaria a livello di Ateneo delle attività di didattica e soprattutto di ricerca;

8. incentivare il senso di partecipazione al perseguimento dei fini comuni anche mediante una maggiore collegialità degli Organi delle strutture decentrate.