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L'Ateneo sbarca (virtualmente) su Marte

Il progetto Mars500 prepara astronauti e scienziati per il futuro viaggio sul pianeta Rosso. Un esperimento unico e di respiro internazionale, in cui l'Alma Mater ha un ruolo importante
Marte Mars500 è un progetto di ricerca che simula, nel modo più realistico possibile, una missione spaziale su Marte con equipaggio umano. L'esperimento prende il nome dal numero di giorni preventivato per raggiungere il pianeta rosso, atterrare e tornare indietro: 520. Un periodo così lungo da trascorrere nello spazio pone moltissimi interrogativi. Gli astronauti riusciranno a mantenersi in buona salute psicofisica? A quali problemi andranno incontro? E, nel caso di emergenze, come aiutarli? Per rispondere a queste domande l'Istituto per i problemi biomedici di Mosca (Ibmp) e l'Agenzia spaziale europea (Esa), con la collaborazione di numerose Agenzie spaziali nazionali tra cui quella italiana, hanno coinvolto università, gruppi di ricerca e aziende da tutto il mondo per un esperimento quasi irripetibile.

Da giugno 2010 a novembre 2011, sei astronauti rimarranno rinchiusi in una struttura che riproduce fedelmente gli spazi di un'astronave, simulando non solo il viaggio, ma anche l'atterraggio su Marte, la cui superficie è stata anch'essa ricostruita: il tutto all'interno dalla sede dell'Istituto di Mosca. La loro avventura è ormai giunta a metà, visto che in questi giorni stanno simulando l'esplorazione del suolo marziano.

L'Italia è fortemente presente in questo esperimento: non solo perchè all'interno dell'equipaggio, oltre a tre russi, un francese e un cinese, c'è anche connazionale Diego Urbina, ma anche per la forte partecipazione di università, istituti di ricerca e aziende italiane. Ben sei progetti di ricerca sono infatti curati da ricercatori italiani.Tra questi spicca il progetto dell'Università di Bologna, guidato dal prof. Aldo Roda, che si occupa di studiare la salute del tratto gastrointestinale dei cosmonauti (sottoposto a forti stress, anche per via del regime dietetico estremo) grazie a metodi non invasivi di analisi del respiro.

"Quest'Ateneo mette sempre la ricerca scientifica al primo posto", ha dichiarato il prof. Roda, che ha aggiunto: "La ricerca spaziale ci ha imposto di realizzare strumenti compatti, miniaturizzati e non invasivi che si possono utilizzare ovunque. Queste tecnologie miglioreranno quindi la qualità della vita non solo degli astronauti ma anche di coloro che rimaranno con i piedi per terra".